Cuneo – “Il momento che stiamo vivendo è un periodo eccezionalmente difficile che richiede a tutti noi, società e istituzioni, di doversi confrontare con sfide che erano inimmaginabili fino a poco tempo fa. Le nostre giovani pazienti hanno manifestato un maggiore vissuto di fragilità e sofferenza dovuto alla pandemia che ha potuto però essere accolto e mitigato dal nostro Centro per i Disturbi del Comportamento Alimentare”. Lo sottolineano il direttore del dipartimento di Salute Mentale interaziendale di Asl Cn1 e azienda ospedaliera Santa Croce e Carle Francesco Risso e la collega Anna Maria Pacilli, responsabile del Centro di corso Francia a Cuneo, facendo un bilancio dell’attività in questi due mesi dominati da regole di distanziamento sociale imposte nella gestione del nuovo Coronavirus.
Il Centro per i Disturbi del Comportamento Alimentare dell’Asl Cn1, nato come ambulatorio nel 2003, si è sviluppato nell’arco di diciassette anni di attività, arricchendosi di figure professionali coinvolte: una psichiatra, due psicologhe per la psicoterapia individuale e di sostegno alle famiglie, un’ infermiera professionale e una operatrice socio sanitaria.
Proficua e costante anche la collaborazione con la struttura di Dietetica e Nutrizione Clinica del S. Croce diretta da Giuseppe Malfi e con il Servizio di Psicologia diretto da Maurizio Arduino e la psicologa Donatella Galliano riferimento per i disturbi alimentari.
Il Centro di Cuneo è rimasto attivo e aperto alle necessità della cittadinanza, garantendo le stesse prestazioni che lo caratterizzano: prime visite, trattamenti farmacologici e psicoterapici, pasti assistiti, supporto famigliare e interventi domiciliari.
“L’obiettivo della nostra attività, in special modo quella riabilitativa – concludono Risso e Pacilli – è stato soprattutto quello di contrastare l’aggravamento dell’auto-isolamento; infatti la preoccupazione della comunità scientifica è che il distanziamento sociale possa diventare una strategia relazionale consolidata. La valutazione di questa prima fase pandemica si conclude in modo complessivamente positivo per essere riusciti a garantire comunque una risposta territoriale nel rispetto dei nuovi protocolli”.