Pavese riversa tutto il suo sconfinato amore per la terra piemontese, descrivendo anfratti di vita contadina tra le colline a ridosso di Torino, tra l’odore pungente del grano, il forte sapore del vino, la terra riarsa dall’instancabile lavoro giornaliero del sole, la “stoppia”… In questo arroventato panorama, che riporta alla mente novelle di verghiana memoria, la storia di Berto è quella di un galeotto che uscito di prigione viene convinto dall’amico Talino a lavorare come macchinista per la sua famiglia. Quì Berto inizia a vivere una vita che non gli appartiene, intuendo cose non dette, innamorandosi della persona sbagliata.
Ancora una volta Pavese ci trascina nella narrazione utilizzando il monologo interiore. Ma la grande magia di Pavese sta nell’essere riuscito a ricreare perfettamente l’ambiente collinare, tanto che i sapori, gli odori e tutto quello che può essere percepito attraverso i sensi abbandona le pagine per entrare prepotentemente dentro di noi. In uno scenario in cui sembra impossibile scappare dalle proprie responsabilità. “Paesi Tuoi”preannuncia il tema fondante della sua opera letteraria: il rapporto tra città e campagna. Questo, però, è solo il tema principale da cui nascono e si diramano vari altri temi concatenati: città contro campagna vuol dire anche solitudine contro alienazione, vuol dire indagare il periodo del dopo guerra italiano, descrivere la “stanchezza” della gente che lavora, descrivere un mondo che sta tentando non solo di risorgere, ma che sta anche profondamente cambiando. E in questo cambiamento si insinuano i corpi malmessi dei contadini, gli sguardi persi dei migranti verso la città, si percepisce il disagio e la fatica di tutte quelle persone che si impegnano a costruire le fondamenta di una nuova nazione.
Paesi tuoi
di Cesare Pavese
Einaudi