La pandemia di coronavirus mette il mondo intero di fronte a nuovi e gravi interrogativi su come affrontare un futuro di cui non si conoscono ancora i contorni.
Significativi al riguardo sono i sondaggi portati regolarmente alla nostra attenzione e che, a volerli interpretare fino in fondo riflettono anche il grado di “paura” percepito. Le percentuali ci dicono, ad esempio, che in Italia, circa il 73% degli intervistati giudica positivo l’operato del Governo sulle misure necessarie prese per far fronte all’epidemia. Ma, quando il sondaggio si avvicina alla percezione del ruolo dell’Unione Europea, la percentuale scende vorticosamente, segnando una tendenza non nuova ma accentuatasi in questo ultimo periodo : 30%.
Una percentuale che fa evidentemente riflettere, perché rimette nelle mani dei governanti di ogni Paese il compito di ridare fiducia nell’esistenza e nel ruolo irrinunciabile dell’Europa per una ricostruzione audace del futuro. Ce lo ricorda la Dichiarazione Schuman del 1950, testo fondatore della costruzione europea: “L’Europa non potrà farsi in una sola volta, né sarà costruita tutta insieme; essa sorgerà da realizzazioni concrete che creino anzitutto una solidarietà di fatto.”