Non è andato affatto bene il Consiglio europeo dei Capi di Stato e di governo ieri a Bruxelles. Il risultato è stato ancora una volta un rinvio della decisione di fronte a un disaccordo aspro tra i Paesi rigoristi del nord, guidati da Germania e Olanda, e i Paesi in pesanti difficoltà del sud, rappresentati in particolare dal trio Conte, Sanchez e Macron. La faglia che può di spezzare in due l’UE esiste da sempre, ma adesso rischia di provocare un terremoto di dimensioni epocali e cambiarci radicalmente la vita.
Ai Paesi “ricchi” che hanno rifiutato di venire in soccorso a quelli nell’occhio del ciclone dell’area meridionale, questi ultimi hanno risposto – in particolare l’Italia – venendo in soccorso all’Unione, opponendosi alla firma di un compromesso vuoto di risorse e di senso. Grazie anche all’Italia, per altri dieci giorni, l’Unione Europea avrà ancora dieci giorni per ravvedersi e salvarsi da un naufragio che, prima o poi, manderebbe a fondo tutti i suoi Paesi membri, Germania e Olanda comprese.
Basta ricordarsi la storia di questo continente nel secolo scorso per intravvedere i rischi che corriamo. Tutti, loro e noi.