Partita lenta e in ritardo, l’Unione Europea sta cercando di recuperare nella sfida al coronavirus. Nei limiti dei poteri di cui dispongono, le Istituzioni UE cercano di indurre i governi nazionali ad azioni di coordinamento a livello europeo e a trovare soluzioni condivise, in particolare a livello economico e finanziario. Ieri e oggi è in corso un duro confronto tra i ministri economici: per ora il solo risultato è la decisione di sospendere il Patto di stabilità (quello che Prodi, allora neo-presidente della Commissione, chiamò con qualche ragione “Patto di stupidità “), come proposto da giorni dalla Commissione. Più arduo trovare un consenso sull’intervento del “Meccanismo europeo di stabilità “ (MES), un Fondo di oltre 400 miliardi di euro, a sostegno di Paesi in difficoltà finanziaria, accompagnato da pesanti condizioni per il Paese che ne chiede l’intervento. Condizioni che l’Italia (e non solo) rifiuta. È probabile che il tema finisca giovedì sul tavolo del Consiglio europeo dei Capi di Stato e di governo, ultima istanza decisionale possibile. La speranza è che a situazione eccezionale per “tutti” ci sia una decisione eccezionale da parte di “tutti”.