Perché il coronavirus è così temibile?
Uno studio pubblicato nei giorni scorsi (fig. 2) mette a confronto diverse forme di contagio che attaccano le vie respiratorie registrate negli ultimi decenni nel mondo.
Il confronto più interessante è tra Covid-19 e SARS: emerge che i parametri di letalità, ospedalizzazione ed infettività risultano peggiori per la SARS, che eppure nel 2003 non è arrivata a 10.000 casi di contagio, mentre per il Covid-19 siamo già quasi a 200.000. La spiegazione è nel fatto che la SARS era contagiosa esclusivamente in casi con sintomi manifesti, e nella fase avanzata della malattia, quindi il contagio era più facile da contenere. Invece il Covid-19 è in grado di trasmettersi anche nella fase di incubazione (quando l’individuo contagiato non sospetta neanche di esserlo), che dura fino a 14 giorni, ed anche in assenza di sintomi. Tantissimi italiani in questo momento sono inconsapevolmente portatori asintomatici del virus, e lo trasmettono ad altri.
Uno studio effettuato tra i 3.300 abitanti sottoposti a tempone di Vo’ Euganeo, che è stato uno dei primi focolai sviluppatisi in Italia, ha evidenziato che gli asintomatici sono circa il 70% dei soggetti complessivamente contagiati. Questo autorizzerebbe a moltiplicare per 3 il numero effettivo di contagi conteggiati, individuati mediante i tamponi. Ma soprattutto ci impone di scovare il più possibile gli asintomatici (aumentando il numero di tamponi), per isolarli e metterli in condizione di non contagiare nessuno. I criteri attualmente adottati dall’Italia per stabilire chi sottoporre a test sono quelli stabiliti dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), che ha prescritto di concentrare gli sforzi su coloro che sviluppano i sintomi. Ma in molti in Italia si stanno convincendo che ciò non è sufficiente (in tabella il numero di tamponi per ogni regione italiana).
Tabella n base ai dati della Protezione Civile del 18 marzo