Villanova Mondovì – Avrebbe chiesto soldi alla nonna materna e allo zio, sostenendo di dover far fronte alle spese legali del processo per infortunio sul lavoro in cui era stata coinvolta la sua compagna, ma manca la prova che quei soldi furono effettivamente impiegati per quello scopo. Con l’accusa di truffa sono finiti a processo C. F., 44enne monregalese, e la sua compagna B. M., intestataria del conto su cui venne fatto il bonifico di 5.500 euro direttamente dal conto della nonna C. F., 96enne di Villanova Mondovì, e su cui aveva anche la firma il figlio G. F., costituito parte civile al processo. A fronte di quel bonifico B. M. avrebbe emesso due assegni di 2.000 e 3.000 euro risultati però scoperti. Secondo l’accusa però alla coppia sarebbero stati nel tempo prestati altri 10.000 euro in contanti, somma che lo zio ha chiesto indietro, ma che i due contestano decisamente di aver mai ricevuto. Ascoltato in udienza, C. F. ha negato di aver mai ricevuto soldi in prestito dallo zio, con il quale anzi i rapporti erano pessimi: “Quei 5.500 euro ce li ha prestati mia nonna per aiutarci a comprare la macchina perché la nostra era rotta”, ha ribadito C. F., “nessuno le ha mai fatto credere che servivano per la causa”. Per i due imputati l’accusa ha chiesto una condanna a 8 mesi di reclusione e 200 euro di multa. Per le difese dei due imputati invece non solo non è stato in alcun modo provato il reato di truffa, ma mancherebbero anche i presupposti di procedibilità, dal momento che non è stata la nonna, intestaria del conto da cui sono stati trasferiti i 5.500 euro sul conto di B. M., a sporgere denuncia. Per quanto riguarda la presunta scomparsa di altri 10.000 euro, secondo l’avvocato di C. F., Luca Borsarelli, “era stato lo zio, che operava sul conto dell’anziana madre a sua insaputa, a far sparire quei soldi, tanto che nel novembre 2017 la donna lo aveva estromesso dal conto spostando anche l’accredito della pensione”. Un elemento, questo, che ha indotto il giudice Marco Toscano a rinviare la decisione al 20 marzo dopo aver ascoltato il direttore della banca su cui C. F. aveva il conto, per chiarire meglio che tipo di rapporto c’era tra l’anziana signora, il figlio e il nipote.