Cuneo – Come si faceva quando non c’era “Mirabilia”? Giunto alla sua 13° edizione, il festival internazionale di nuovo circo, teatro di strada e danza contemporanea ideato e diretto da Fabrizio Gavosto è sempre fonte di grande divertimento, scoperte e momenti emozionanti. È avvenuto anche quest’anno, dal 25 al 30 giugno, nonostante il caldo torrido (che in certi momenti ha prostrato artisti e spettatori) e la macchinosità della doppia sede a Fossano (luogo di nascita della manifestazione) e Busca. Tra l’altro, sarebbe auspicabile che in futuro le due città, adattissime entrambe a ospitare “Mirabilia”, si alternassero nel farlo di anno in anno, permettendo al pubblico (dei non addetti ai lavori) un maggiore coinvolgimento senza lo stress dovuto a scelte e spostamenti. Insomma, meglio una sola sede invasa di spettacoli, che due dove il festival rischia di apparire meno visibile o addirittura, in certe giornate, quasi assente. Con un programma come al solito ricchissimo (chi se lo è perso, si mangi le mani visitando www.festivalmirabilia.it) e molti eventi in contemporanea, ogni spettatore si è costruito giocoforza un proprio percorso personalizzato. Qua di seguito trovate quello di chi scrive.
Compagnie Rasposo, “La Devorée”. Tra i nomi di punta del nuovo circo europeo, la formazione borgognona diretta da Marie Molliens aveva presentato a “Mirabilia 2015”, uno spettacolo meraviglioso, “Morsure”, dove teatro, musica dal vivo e arti circensi s’intrecciavano con una naturalezza mozzafiato. Questa volta ha voluto un po’ strafare: si è interrogata sul ruolo della donna all’interno del circo, utilizzando come riferimento il mito di Pentesilea, in particolare la versione datane da Von Kleist nel 1808 dove, in una situazione rovesciata rispetto ad Omero, la regina delle Amazzoni uccide nella frenesia della battaglia (e della passione amorosa) Achille, aiutata dai suoi cani feroci. L’idea era di per sé intrigante e, infatti, ha ispirato la componente più selvaggia del lavoro nonché momenti di grandissima forza circense e visiva, resi ancora più potenti dalla musica dal vivo eseguita con grinta da Christian Millanvois, Francis Perdreau e Françoise Pierret. Peccato che i simbolismi messi in gioco erano tali e tanti che il tutto ha finito per essere “divorato” dal suo stesso cerebralismo. Senza dimenticare le parte recitate: testi di una pochezza che non si può perdonare ad un gruppo di tale portata, recitati oltretutto in modo imbarazzante da artisti che farebbero meglio (bravi come sono) a fare solo i circensi (Chapiteau di piazza Castello, Fossano, 25 giugno).
MK, “Veduta”. L’ensemble guidato da Michele Di Stefano (Leone d’argento per l’innovazione alla Biennale Danza di Venezia nel 2014) ha presentato all’interno di Palazzo La Tour a Costigliole Saluzzo una performance davvero notevole che, nata per il Palazzo Comunale di Bologna, viene adattata di volta in volta per lo spazio scelto. Il pubblico, dotato di cuffie che propongono una colonna sonora e un testo recitato apparentemente in diretta, viene invitato a seguire i danzatori all’interno del palazzo e ad osservarli quando lo abbandonano per raggiungere spazi esterni anche lontani (le vie piene di auto e un campanile del centro storico). Giocando con le interazioni tra ciò che si ascolta e ciò che si vede, si crea un cortocircuito tra reale e immaginario, presente e passato, qui e altrove (ad esempio, la Marrakech evocata dal testo). Per 20 minuti Costigliole è apparsa come un luogo quasi metafisico (27 giugno).
EgriBiancoDanza, “Fuga”. Ospite fissa delle ultime edizioni di Mirabilia, la compagnia di danza di Torino ha offerto uno spettacolo site-specific nelle impressionanti (e poco conosciute) cave di alabastro di Busca. Aiutati dal Bach di Glenn Gould e da un’efficace e minacciosa musica elettronica, i ballerini guidati da Raphael Bianco hanno condotto il pubblico (spesso distratto dalla bellezza del luogo) alla ricerca di una salvezza che il mondo contemporaneo – così complesso e conflittuale – rende ancor più urgente (27 giugno).
Fabbrica C, “MINUetTI”. Davvero notevole il lavoro del gruppo fondato da alcuni artisti legati alla scuola di circo torinese Flic. Uno spettacolo ritmatissimo, intelligente e divertentissimo, ben scritto e (aspetto non ovvio) ben recitato. Mescolando circo, teatro, musica dal vivo, danza e riflessioni sul tempo e sullo stesso senso del fare circo oggi, Fabbrica C sperimenta in modo sfacciato e brillante, facendo interagire una partitura curata letteralmente al secondo e una progressiva esplosione di irrazionalità, omaggio al sufismo incluso. Bravissimi (Chapiteau di Busca, 27 giugno).
EgriBiancoDanza, “Memorie di pietra”. Secondo show a tema “geologico” per il gruppo torinese. In questo caso, quattro sculture sonore del celebre artista sardo Pinuccio Sciola (1942-2016) venivano percosse dal musicista Pietro Pirelli (e da alcuni stupiti spettatori), creando una colonna sonora molto suggestiva (anche se alla lunga un po’ ripetitiva). Su di essa gli infaticabili danzatori tracciavano con le loro azioni una sorta di cosmogonia, ispirata appunto a ciò che le pietre potenzialmente testimoniano (Chiostro del Castello, Fossano, 28 giugno).
Fattoria Vittadini, “Grip”. Già visto l’anno scorso a Busca, è tornato il prezioso lavoro del celebrato gruppo di teatro-danza milanese. Pensato per piccoli gruppi di spettatori riuniti in un appartamento privato (qua una bellissima casa di via Roma a Fossano), mostra le esperienze personali dei due performer (Riccardo Olivier e Alex McCabe) attraverso azioni fisiche, parole, immagini video e interazioni col pubblico. Tra numerose suggestioni, spesso misteriose, si crea un clima di intimità che spinge il pubblico a porsi domande esistenzialmente importanti (28-29 giugno).
Olimpia Fortuni, “Do Animals Go To Heaven?”. Nuova acquisizione della storica compagnia Sosta Palmizi, la coreografa/danzatrice ha presentato il proprio spettacolo (di chiara ispirazione animalista) in condizioni non proprio ottimali: un luogo chiuso senz’aria condizionata né ventilatori, nel giorno forse più caldo dell’anno. Se la drammaturgia non si candidava per la grande originalità (la natura incontaminata deturpata dall’uomo, gli animali sfruttati in veri e propri lager e uccisi brutalmente nei mattatoi, un tentativo di ritrovare un equilibrio), erano encomiabili l’approccio visivo e cromatico (ispirato alla pittura del tedesco Jonas Burgert, che qualcuno ricorderà nel 2017 al Mambo di Bologna), l’uso dei suoni e ovviamente le faticose prestazioni dei danzatori, sopravvissuti al caldo estremo (Spazio Zero, Fossano, 28 giugno).
Leviedelfool, “Heretico”. Presentato verso mezzanotte come spettacolo particolarmente trasgressivo tanto da poter “turbare la sensibilità religiosa del pubblico”, la pièce della compagnia romana di Simone Perinelli e Isabella Rotolo se la prende più con gli aspetti meno commendevoli del Cattolicesimo (dalla condanna di Giordano Bruno alle incrostature superstiziose del culto mariano, dal rifiuto della scienza moderna alla benedizione di varie forme di intolleranza) che con i grandi interrogativi di cui la religione (non solo cattolica) è una possibile risposta. Visivamente intrigante, drammaturgicamente convincente, divertente ma anche poetico, in bilico tra l’empatia per il dolore degli uomini e la meraviglia di fronte alla bellezza dell’universo, “Heretico” è uno spettacolo tutt’altro che irreligioso. Anzi… (Cortile della scuola “Calvino”, 28 giugno).
Compañía Nómada, “Dulces bestias”. Ancora danza contemporanea ispirata al mondo animale: a proporla questa volta, senza troppi appesantimenti ideologici, è il gruppo di Tenerife diretto dal coreografo Roberto Torres. Frutto di una “nostalgia di aria pulita, di un cielo pieno di stelle e dell’odore di terra che risveglia i sensi”, “Dulces bestias” è un allestimento ispirato e visionario dove i danzatori si muovono – tra echi di flamenco – sulle musiche originali di Samuel Aguilar (Spazio Zero, Fossano, 29 giugno).
Nueveuno Circo, “Synergia 3.0”. La prima italiana per la compagnia madrilena di giocoleria contemporanea non ha deluso: un’esibizione deliziosa, piena di idee e di gioia di vivere. Dotata di una leggerezza sorprendente (Chiostro del Castello, Fossano, 29 giugno).
Cirkus Younak, “Younak”. Dopo molti spettacoli intellettuali e complessi, terminare il proprio personale festival con gli slovacchi del circo Younak ha rappresentato una ventata di aria fresca. Creato e diretto dal regista spagnolo di origini argentineAdrián Schvarzstein (che vanta nel proprio curriculum collaborazioni con Dario Fo e Pina Bausch, nonché il successo internazionale del suo “Circus Klezmer”), lo show ha trasformato l’interno del tendone in un villaggio slovacco d’altri tempi, colorato e pieno di vita. Unendo musica popolare suonata dal vivo, una sorta di versione slava della commedia dell’arte, numeri acrobatici, giocoleria mozzafiato e clownerie, fa interagire tradizione e modernità in modo a dir poco notevole (Chapiteau di Busca, 30 giugno).