Cuneo – Venerdì 3 maggio, alle 18.30, in sala San Giovanni a Cuneo (via Roma 2) le strade dello sport e della solidarietà si incontrano in occasione dell’appuntamento“Marco Braico si racconta”, organizzato da Cuneo Granda Volley eGranda Volley Academy e inserito nel calendario dei 20 anni dell’AIL (Associazione Italiana contro le Leucemie-linfomi e mieloma) sezione di Cuneo “Paolo Rubino”.
“Un padre, un figlio. Ci sono legami che possono salvarti la vita.” Marco Braico, torinese classe 1968, è professore di matematica e fisica in un liceo scientifico di Orbassano. Grande appassionato di sport in generale, con particolare predilezione per la ‘Juventus’ e la pallavolo. Marco è diventato arbitro di volley ai massimi livelli nazionali: la promozione in A1 l’ha sognata per anni e l’ha conquistata proprio nel periodo della malattia, festeggiandola con un lungo pianto liberatorio di felicità. In una vita passata e parallela, infatti, ha brillantemente superato la leuceima, ma ne porta inevitabilmente il ricordo. Marco Braico è la somma di tutti questi personaggi, che si fondono nel suo parlare diretto e vivace, pieno di aneddoti legati alle sue numerose vite. Impossibile raccontarlo in una pagina; per questo ci ha pensato lui stesso, scrivendo quattro libri ispirati a storie vere:“La Festa dei Limoni”, “Metà di Tutto”, “Cuori di Panna“ e “Teorema del primo bacio”. Grazie a questi romanzi, tutti autobiografici, Marco raggiunge attraverso altri personaggi quei traguardi che nella vita reale fanno parte dei suoi sogni. “La Festa dei Limoni” racconta la sua storia, di una malattia che, come spiega, “c’è ma si sente poco”, sconfitta con un trapianto di midollo osseo. Parte dalla volontà di condividere la personale esperienza il cammino solidale che ad oggi ha già raggiunto 73 obiettivi con oltre 130.000 euro donati a varie strutture e associazioni in tutta Italia.
“Siamo molto emozionati – dichiara Gino Primasso, direttore sportivo della Cuneo Granda Volley – perché portare nella nostra città la storia di Marco Braico avvicina ulteriormente il mondo dello Sport a quello della solidarietà. Gli atleti che seguiamo quotidianamente sono in qualche modo dei ‘privilegiati’, non dobbiamo dimenticarci degli ‘altri’. I nostri brillanti risultati sportivi fanno emozionare, gioire e piangere, ci fanno sentire vivi: una felicità che dobbiamo condividere, sostenendo e coinvolgendo anche i meno fortunati”.