Cuneo – Vittorio Sgarbi è un personaggio tanto celebre quanto divisivo: amato e detestato in egual misura. Data questa premessa è naturale che, il 14 novembre, in occasione del suo ritorno a Cuneo per l’apertura di “Scrittorincittà”, il Teatro Toselli fosse pieno di suoi ammiratori mentre, se c’erano anche dei suoi detrattori, non si sono fatti notare.
Anche se non sono mancati all’inizio battute, provocazioni, boutade e/o commenti sarcastici, il tema dell’incontro non era però la politica italiana ma il nuovo libro, “Il Novecento. Volume I. Dal Futurismo al Neorealismo”, presentato in anteprima nazionale. Non solo: al Toselli era possibile acquistarne delle copie, nello stupore di Sgarbi a cui la sorella Elisabetta (boss della Nave di Teseo che pubblica il testo) aveva assicurato che purtroppo, al momento, nessuna copia era ancora disponibile.
Aiutato dalla proiezione di numerose delle molte riproduzioni di quadri e sculture che illustrano il lavoro, il critico ha illustrato in concreto la sua idea di riscrivere la storia dell’arte italiana del ‘900, non caratterizzandola più come un susseguirsi di scuole, gruppi o movimenti, ma come un insieme di individui che orgogliosamente hanno sviluppato percorsi personali non sempre premiati dalla fama. Accanto ad artisti celebrati come Balla, De Chirico, Carrà o Guttuso, infatti, andrebbero rievocati secondo lui tanti artisti mai veramente capiti o più spesso “travolti o puniti dalla storia”.
E così le sue parole hanno illustrato al pubblico opere bellissime di artisti ai più sconosciuti e/o solo da poco riscoperti come Adolfo Wildt (1868-1931), Brancaleone Cugusi (1903-1942) o Marco Cavaglieri (1887-1969), la cui “Piccola Russa” del 1919-1920 è davvero folgorante (vedi foto). Oppure Giulio Aristide Sartorio (1860-1932), autore del fregio simbolista della (da poco centenaria) Aula di Montecitorio, o lo stesso figlio di Pirandello, Fausto (1899-1975), che sembra anticipare lo stile nervoso di Lucian Freud.
O ancora Virgilio Guidi (1891-1984), Scipione (1904-1933), Cagnaccio di San Pietro (1897-1946) o la stessa sorella di Alberto Moravia, Adriana Pincherle (1905-1996).
Una serata di rivelazioni.