Sono storie che s’incontrano. Lo fanno dopo una crisi che ha fatto tremare i polsi a tutti. Lo fanno per aiutarsi e rimodellare la “mission” e i “messaggi” da inviare alle loro comunità.
Non si tratta di affiancarsi a chi deve pensare al restauro, come è stato nei secoli, ma molto di più. Si costruiscono interventi che coniugheranno, nello stesso tempo, il recupero di beni artistici legati ai sentimenti del Piemonte e Valle d’Aosta, la costruzione di iniziative sociali che sappiano sollecitare e accogliere relazioni sociali, fare inclusione, creare coesione e, ancora, ideare iniziative di valorizzazione culturale e turistica che possano offrire nuove opportunità ai giovani e a chi, in questa lunga traversata del deserto, ha perso il lavoro. Insomma si mettono insieme il bello, il buono e il futuro.
E’ un’operazione che la Fondazione CRT ha pensato, confrontandosi con i vescovi, e che toccherà tutte le 17 diocesi del Piemonte e quella di Aosta. Ogni diocesi sceglierà quale santuario (sugli oltre 400 che ci sono) far diventare perno di tutto e metterà a punto il progetto; dunque 18 progetti, con diciotto contributi di 250 mila euro della Fondazione. In tutto quasi cinque milioni di euro “per fare incontrare le storie della nostra gente”.
“I santuari sono considerati da sempre luoghi di grande richiamo e valenza simbolica per le comunità locali, per i visitatori e i pellegrini non solo per l’aspetto storico, culturale e devozionale ma anche per la fondamentale funzione di riparo e di aggregazione sociale, che hanno tradizionalmente svolto nei confronti dei più fragili. Ripartiamo da lì”. Il presidente Giovanni Quaglia, che ha presentato le “linee-guida” alla Conferenza Episcopale piemontese, è anche visibilmente emozionato quando ne parla perché è un lavoro preparato a lungo. Mediante il progetto denominato “Santuari e Comunità – Storie che si incontrano”, la Fondazione si propone di “recuperare e attualizzare, con l’aiuto delle realtà territoriali, il ruolo storico di questi luoghi, attraverso la costruzione e il sostegno di progettualità innovative capaci di porsi come crocevia tra la storia dei Santuari e quella delle persone”.
In giugno sarà pubblicata la prima edizione del bando, articolato in due fasi e rivolto ad enti ecclesiastici titolari di Santuari, canonicamente riconosciuti, presenti in Piemonte e Valle d’Aosta, in partenariato con associazioni no profit del territorio che operino in ambito sociale e culturale.
La scadenza per le candidature della Fase 1, con le proposte preliminari, è prevista a ottobre 2018. La Fondazione comunicherà gli esiti della selezione entro fine novembre, invitando gli enti selezionati a predisporre i progetti definitivi della Fase 2 entro marzo 2019.
Nelle vicende, che nei secoli hanno arricchito i nostri grandi santuari, c’è ricchezza di umanità, attenzione ai deboli e poveri, sensibilità verso chi ha grossi problemi da risolvere o vive momenti difficili. Ebbene non si tratta solo di fare progetti di restauro che si sono sempre fatti e che oggi, obiettivamente, vengono per la maggior parte coperti dalle fondazioni bancarie, ma si fa di più: si rimettono a posto quadri e altari, colonne e pavimenti e, contemporaneamente, mentre si rilancia il ruolo delle chiese nella capacità di rispondere alle domande profonde della gente, si realizzano iniziative che potranno creare lavoro, soprattutto per le nuove generazioni.
Ma non è finita. Sul modello avviato nel 2016 per il Santuario della Consolata di Torino è previsto, anche per il progetto Santuari e Comunità, il coinvolgimento di giovani fundraiser, specificatamente formati, per attivare campagne di raccolta fondi a beneficio delle attività di restauro e delle iniziative sociali e culturali selezionate e finanziate dalla Fondazione. Dunque si parte. Diciotto santuari avranno la possibilità di superare attuali difficoltà e diventare la cellula pulsante di nuova aggregazione e sviluppo.
Monsignor Derio Olivero, vescovo di Pinerolo e delegato per i Beni Culturali della Conferenza episcopale piemontese, commenta: “Vedere i santuari come centro di una feconda progettualità, ci offre un’ inedita opportunità che apre strade nuove. I santuari sono stati da sempre luoghi di spiritualità; perché allora non farli diventare posti dove accogliere e coltivare i nuovi modi di vivere la spiritualità? Penso alle sensibilità ecologiche e ambientali; se i santuari sono stati da sempre mete di cammini e pellegrinaggi, perché non rilanciarli come luoghi di incontro di persone che arrivano a piedi, in bici, in auto, con i bus? Credo che il bando della Fondazione CRT ci offra la possibilità di fare un passo avanti, culturale e di mentalità; noi faremo la nostra parte per trasformarlo in un percorso fecondo per tutti”.