Cuneo – Un anno di indagini, partite da un controllo su ragazze lungo le strade del capoluogo, risalendo la “catena” di controllo: si è conclusa con sentenze di condanna a un anno e mezzo o due anni per sfruttamento della prostituzione l’operazione “Voodoo girls”, presentata venerdì mattina dalla Squadra Mobile della Questura, con sei misure cautelari (in carcere e ai domiciliari) e una persona ancora ricercata. Si tratta di cinque donne, le “maman” che gestivano le ragazze, e di due uomini (di cui uno presumibilmente in Nigeria, dove “reclutava” le giovani da portare in Italia): tutti sui 30-35 anni, regolarmente in Italia e senza precedenti. Almeno quindici le ragazze sfruttate dal gruppo, molto giovani, 18-24 anni.
Quella sgominata dai poliziotti cuneesi era un’organizzazione strutturata, in grado di gestire tutti i passaggi di questa tratta: dal “patto” con giovanissime ragazze nei villaggi più poveri del Paese africano al viaggio verso le coste italiane (da “riscattare” per almeno 20-25.000 euro), poi il “recupero” nei centri di identificazione e il viaggio verso Torino, dove le giovani scoprivano il loro destino (dopo l’illusione di un lavoro nel nostro Paese) e ricevevano istruzioni e “piazzola” dove prostituirsi. Il tutto con il controllo completo e totale della loro vita, anche grazie ad altre prostitute, e con le minacce di ritorsioni su di loro (sono stati riscontrati casi di lesioni) e sulle famiglie nel Paese di origine. A quanto riferito dagli agenti cuneesi, non si potevano dimostrare elementi per l’accusa di “riduzione in schiavitù”, ma di fatto la situazione era di quel genere.