Savigliano – Forse li ha traditi il loro passaggio in Granda, forse il fatto di aver usato una volta la loro auto in modo “spregiudicato” nel centro di Sanremo (per spingere il veicolo rubato, come si vede nel video allegato): di certo si trattava di una banda fortemente specializzata, che prendeva di mira i rappresentanti di gioielli, ne studiava i movimenti e li derubava del “carico”, con una refurtiva che in entrambi i casi era intorno ai 300.000 euro. Altri colpi erano in preparazione, ma i Carabinieri li hanno individuati e arrestati, per concorso in furto aggravato. Sono così finiti in manette cinque malviventi del torinese, tutti pregiudicati per reati contro il patrimonio, che avevano realizzato due ingenti furti di gioielli e stavano per compierne almeno un terzo. Tutto è iniziato dopo che il 19 gennaio scorso un rappresentante di gioielli, in viaggio dal pinerolese verso il monregalese, si è ritrovato senz’auto dopo una breve sosta in un ristorante a Savigliano: non si era accorto di nulla, ma era stato seguito e pedinato, e in un attimo gli era stata portata via la vettura. Quest’ultima è stata ritrovata, qualche ora dopo a Cavallermaggiore, senza segni di effrazione ma “svuotata” della cassaforte interna che conteneva i preziosi: qualcosa come dieci chili di oro lavorato e preziosi, per un valore di circa 300.000 euro, oltre a una pistola. I Carabinieri hanno allora avviato le indagini, con la raccolta dei pochi elementi disponibili e senza appigli sui possibili responsabili. Un aiuto è venuto da un cittadino, che aveva notato una vettura mai vista in zona e aveva annotato la targa: era proprio l’auto di uno del gruppo (la Golf grigia che nel video “spinge” la Mercedes bianca del secondo rappresentante di gioielli, derubato a Sanremo; la berlina si era spenta, per un dispositivo antifurto) e così i militari hanno cominciato a ricostruire, con pedinamenti e fotografie, i movimenti del soggetto e dei suoi “colleghi”. Sono così giunti nella città ligure, dove il gruppo ha effettuato un successivo colpo del tutto simile, con un bottino di entità pari al precedente, e hanno individuato tutti i componenti della banda. Nei giorni successivi, il gruppo è stato bloccato a Firenze, dove stava per mettere a segno un altro colpo; questa volta, però, l’obiettivo si è accorto di essere pedinato e ha chiamato i Carabinieri. Anche in quel caso, era stato piazzato un gps sull’auto. Questi e altri strumenti tecnologici sono stati trovati nei blitz dell’Arma presso le abitazioni, insieme con chiavi clonate di auto, visure del Pra di veicoli di altri operatori del commercio di oro e preziosi (le prossime vittime da seguire, a quanto pare), attrezzature specifiche di gioielleria (ad esempio, per stimare pregio e valore delle pietre preziose), alcuni gioielli e documentazione bancaria. In casa di uno di loro, i Carabinieri hanno anche trovato una ricevuta da 25.000 dollari, ma non era frutto di vendita dei preziosi rubati: si trattava di un pagamento da una nota casa di produzione cinematografica americana (la Paramount) relativo a “diritti” per un film in lavorazione sul “colpo del secolo”, quello compiuto nel febbraio 2003 al Diamond Center di Anversa, con un bottino di 150 milioni di dollari tra oro, preziosi e diamanti, mai recuperati. Uno della banda, infatti, aveva fatto parte anche di quel gruppo criminale; le indagini non hanno mai spiegato come fu possibile quell’episodio. Sono scattate le misure cautelari (una in carcere, quattro ai domiciliari) per Donato Aliano, 61 anni, e Stefano Aliano, 63, già condannato per associazione di stampo mafioso, entrambi di Torino; Leonardo Notarbartolo, 64 anni (legato al “colpo del secolo”), e il figlio Marco, 38, di Giaveno; Antonio De Feudis, 56enne torinese, già autore di rapine in Germania e Svizzera; altri due individui, considerati fiancheggiatori, sono stati denunciati. Per tutti loro, a quanto pare, il film è finito.Guarda il video: https://www.youtube.com/watch?v=4n5ztjD0lEk
