I volti di Ugo Giletta sono diventati ormai un’immagine conosciuta e immediatamente riconoscibile. Muti testimoni della nostra epoca che hanno trasformato in realtà “la povertà dell’esperienza umana”, fermi nel loro loquace silenzio di chi sa molto, ha visto molto, è stato plasmato dagli avvenimenti e dagli eventi della nostra epoca ed è stato formato dalla povertà.
Il loro Essere in questa forma tangibile è testimone di un messaggio senza storie, senza aneddoti, senza ulteriori riferimenti letterari, la loro povertà è la loro forza, il loro Essere nudo, puro, reale, privo di pathos, rappresenta la loro autentica, discreta, sicura, dichiarazione: sono le forme del “nudo contemporaneo”.
Quei volti si ritrovano per tutta l’estate a Bossolasco nell’ex chiesa dei Battuti Bianchi da sabato 17 luglio (inaugurazione ore 17) in una mostra fa parte della kermesse d’Arte contemporanea Diffusa “Forme & Colori” 2021 giunta quest’anno all’VIII edizione e comprendente, oltre a Bossolaso, Alba, Diano d’Alba, Sale San Giovanni e San Benedetto Belbo.
Ma anche dal 23 luglio (inaugurazione ore 18) a villa Belvedere già Radicati dove il noto critico e storico d’arte Lorand Hegyi cura la mostra di Ugo Giletta “Approcci al concreto”.
Una mostra che mostra i sui volti dipinti, acquerelli su carta e su tela ma anche le nuove creazioni tridimensionali, piccole sculture in cera che richiamano immediatamente i famosi dipinti. Una sessantina di opere realizzate in un arco di tempo che va dal 1998 fino ad oggi senza l’intenzione di un aspetto retrospettivo.
L’insieme dei lavori suggerisce, come dalle parole di Lorand Hegyi che ha scritto il testo nel catalogo: “Una enigmaticità misteriosa ed angosciante, interrogativa e destabilizzante si manifesta nell‘opera artistica di Ugo Giletta, che lavora coerentemente e quasi esclusivamente con il volto umano, con un archetipo sensuale, arcaico, atemporale e sovversivo, dell’Uomo. Le sue figure non sono ritratti, non sono raffigurazioni di persone identificabili, non sono la «proprietà» esclusiva di un individuo concreto. La concretezza sensuale e suggestiva di questi volti enigmatici e disturbanti non è derivata da una autonoma personalità particolare, ma aspira a una identità transpersonale, a una potenzialità dell’identità… Come in un eterno stato di attesa esse stanno in un non-luogo, in un vuoto indefinito, dove però in ogni attimo può verificarsi una metamorfosi, un mutamento di stato fondamentale, drammatico, una rivalutazione radicale della loro essenza e storia… Le teste di Ugo Giletta arrivano dal niente, esistano nel niente, partano dal niente, senza spiegazione e certificazione della loro presenza. Sono qui, con noi, come qualcuno non invitato, non conosciuto, ma evidentemente autentico. Il loro silenzio può essere angosciante ed irritante, ma irradia una oggettività indiscutibile, un testimone di un’esistenza tangibile, ma enigmatica e fuori dal tempo reale. Loro creano un istante singolare, concreto, determinante, ma non integrabile nel nostro tempo storico. Il loro vero tempo è la durevolezza della ricerca di una possibile concretizzazione, di una incarnazione, di una materializzazione della possibilità della coerenza sostanziale in un’epoca senza evidenze, senza certezze. La possibilità del concreto resta il grande mistero”.
Due mostre da non perdere per capire uno degli artisti cuneesi, Giletta è nato nel 1957 a San Firmino di Revello, che pur legatissimo al suo territorio dove continua a lavorare tra Manta e il suo paese natale, che ha girato con la sua arte il mondo. Ha infatti cominciato a esporre fin dal 1992 al Crawford Museum di Kork, in Irlanda e poi ha presentato le sue opere in Italia, Francia, Ungheria, Austria, Singapore e Corea del Sud, dove da anni porta avanti un ampio progetto espositivo. Notevoli sono anche le sue opere video.