Mondovì – Si è concluso al tribunale di Cuneo il processo per atti persecutori a carico di E. L., 36enne di Mondovì, accusato di aver violato l’ordinanza che gli imponeva di incontrare i figli in luogo neutro e alla presenza di un’assistente sociale e di non avvicinarsi all’ex moglie. In più occasioni, aveva riferito la donna alla giudice, l’uomo l’avrebbe pedinata, presentandosi sul luogo di lavoro, al supermercato, davanti allo studio della psicologa dalla quale si recava proprio per avere sostegno in quella delicata situazione. Una volta le avrebbe bloccato l’auto all’interno del parcheggio vicino al luogo di lavoro, tanto che dovette farsi aiutare per spostare la macchina dal marito di una collega. Da più di un anno l’uomo avrebbe interrotto gli incontri con i figli, ma avrebbe continuato a cercarli a casa o all’uscita da scuola. In più occasioni sarebbe stato proprio E. L. a chiedere l’intervento dei Carabinieri per poter vedere i figli al di fuori degli incontri stabiliti dall’ordinanza del tribunale. L’ultimo intervento risale a dicembre scorso, quando l’uomo si sarebbe recato a Torino all’ospedale delle Molinette per vedere il figlio che era appena stato dimesso dall’ospedale; nel parcheggio lui e il nuovo compagno della donna vennero alle mani sotto gli occhi del bambino. Davanti alla giudice l’uomo ha spiegato di aver interrotto gli incontri con i figli “perché non riesco ad avere un vero rapporto con loro. È disumano essere costretti a vederli rinchiuso in una stanza”. Rispetto alle accuse dell’ex moglie l’uomo ha negato di aver mai avuto atteggiamenti aggressivi. Al termine dell’istruttoria il pubblico ministero ha chiesto la condanna a tre anni di reclusione, per aver mantenuto un atteggiamento ossessivo nei confronti dell’ex moglie tanto da crearle un forte stato d’ansia, mentre la difesa ha chiesto l’assoluzione ha sottolineato la presenza di una situazione conflittuale che è cosa diversa dallo stalking. Il fatto che avesse deciso di interrompere gli incontri con i figli in quel modo sarebbe quindi da interpretare come una rinuncia per non aggravare ulteriormente quella situazione. La giudice ha accolto la richiesta della difesa e ha assolto l’uomo per insussistenza del fatto e ha dichiarato estinta la misura cautelare cui era sottoposto.