Casalgrasso – Si è concluso a Cuneo il processo a carico di M. V., residente a Casalgrasso, accusato di detenzione e cessione di sostanze stupefacenti, arrestato a Nichelino alla fine ottobre 2020 con addosso 10 grammi di marijuana e 1.500 euro in contanti. Il giovane venne rilasciato dopo due giorni e sottoposto alla misura dell’obbligo di dimora. A casa sua i militari che eseguirono la perquisizione trovarono altri 570 grammi di sostanze stupefacenti, fra confezioni di hashish e marijuana essiccata. Nelle settimane successive i militari di Murello appurarono più di una violazione della misura cautelare e il ragazzo venne posto agli arresti domiciliari. Venne eseguita una nuova perquisizione nella sua abitazione: i Carabinieri non trovarono droga, ma trovarono il suo cellulare che conteneva tracce di numerosi messaggi in cui si parlava di consegne dello “zio” (hashish) e della “zia” (marijuana). Per questo genere di messaggi il giovane usava una chat di Telegram e ogni messaggio si cancellava in pochi minuti proprio per non lasciare tracce. Ai precedenti capi di accusa si aggiunse quindi l’accusa di aver continuato a svolgere l’attività di spaccio mentre era sottoposto a misura cautelare. Una consegna era stata fatta in provincia di Trento a fine novembre: un gruppo di minorenni lo avevano contattato per comprare droga e lui aveva spedito il pacco dall’ufficio postale di Casalgrasso. I ragazzi avevano utilizzato come indirizzo di destinazione l’abitazione, situata di fronte a casa di uno di loro, di una signora che era deceduta tre anni prima. In questo modo la posta veniva lasciata nella cassetta e loro la recuperavano senza insospettire i genitori. Una prima consegna era andata a buon fine, ma quella di fine novembre venne intercettata da una cugina della defunta che quel giorno si trovava nella casa e rifiutò il pacco ma, insospettita da quella spedizione, la segnalò al direttore dell’ufficio postale. Il pacco venne aperto e il suo contenuto, circa 30 grammi di droga, venne scoperto dalla Polizia. Il mittente era M. V., nella sua chat si parlava del pacco non arrivato a destinazione e così gli inquirenti risalirono ai quattro amici minorenni.
Al termine della sua requisitoria il pubblico ministero Francesca Lombardi, dopo aver ripercorso tutta l’attività investigativa, ha chiesto la condanna a cinque anni e 15.000 euro di multa. La difesa ha invece chiesto l’assoluzione per il possesso del denaro trovato il giorno dell’arresto a Nichelino, poiché non c’era prova che quei soldi fossero frutto della spaccio e per i messaggi trovati sul suo cellulare in cui si trattava la cessione di droga: c’erano messaggi sul telefono ma questo non significava che M. V. avesse effettivamente venduto quella droga. Il collegio ha accolto parzialmente queste richieste della difesa e ha condannato l’imputato a quattro anni e due mesi di reclusione e al pagamento di 15.000 euro di multa, disponendo la confisca e distruzione della sostanza stupefacente.