Mondovì – Aveva trascorso la serata alla discoteca Sottaceto con la sua fidanzata e prima di lasciare il locale erano andati al bagno. Proprio nello stretto corridoio davanti ai servizi venne aggredito senza alcun motivo da un gruppo di ragazzi. “Stavano in piedi davanti ai bagni e spingevano le persone – aveva riferito in aula la parte offesa costituita in giudizio, che da quell’aggressione riportò la frattura di tibia e perone -. Spinsero anche la mia fidanzata e la insultarono. Feci appena in tempo a girarmi e a chiedere cosa stesse accadendo che uno di questi mi spinse e mi diede un calcio alla gamba”. Ad aggredirlo era stato C. B., imputato nel processo per lesioni. A riconoscerlo, oltre alla vittima, anche la fidanzata e il buttafuori del locale che intervenne per portare fuori l’aggressore e i suoi amici. “Io avevo solo involontariamente dato una spinta alla ragazza – si è difeso l’imputato – e il suo fidanzato mi è saltato addosso e siamo finiti a terra. Poi sono stato portato fuori e mentre uscivo mi sono voltato e ho visto che un gruppo di quattro albanesi si era gettato addosso a quel ragazzo per picchiarlo. Uno di quei quattro mi disse poi che lo avevano fatto per vendicarmi pensando che fossi albanese, ma io non sono albanese e quelli non li conoscevo”. Uno degli addetti alla sicurezza aveva anche riferito di essere stato minacciato da uno dei ragazzi che erano stati condotti fuori dal locale dopo quella rissa: “Disse che con una telefonata in quindici minuti poteva far arrivare qualcuno a fare casino”. Secondo il pubblico ministero, l’istruttoria ha dimostrato la fondatezza delle accuse e per questo ha chiesto la condanna dell’imputato a otto mesi di reclusione, richiesta a cui si è associata la parte civile che ha chiesto una risarcimento di 30.000 euro per le gravi ferite riportate in quell’aggressione, con una provvisionale di 10.000 euro. La difesa ha invece rigettato queste conclusioni ribadendo l’innocenza di C. B., che né la vittima né la fidanzata avevano riconosciuto con certezza come l’autore del calcio alla gamba. La giudice ha accolto la richiesta dell’accusa condannando C. B. a nove mesi di reclusione con pena sospesa e condannandolo al risarcimento del danno subito dalla vittima.