Garessio – Si è concluso con una condanna il processo a R. F. di Garessio, accusato di aver picchiato e minacciato un suo compaesano perché questo avrebbe fatto un incidente con l’auto che lui gli aveva dato in custodia nei mesi in cui era stato all’estero per motivi di lavoro. “L’auto l’avevo fatta riparare – aveva riferito la parte civile al processo – ma per lui non era abbastanza; voleva che quella incidentata gliela comprassi io per 25.000 euro e ne acquistassi un’altra nuova da intestare alla moglie. Mi minacciò dicendo che era stato un mercenario e che aveva già ucciso 12 uomini. Mi chiamava il numero tredici e minacciò di fare del male anche a mio padre. Quella sera del 20 marzo 2018, fu lui a volermi incontrare e mi picchiò con un bastone”.
Il giorno dopo al pronto soccorso gli vennero curate delle lesioni al collo. Opposta la descrizione dei fatti fornita in aula dall’imputato, il quale ha dichiarato di non aver mai minacciato l’amico, ma che fu proprio lui a offrirsi di acquistare l’auto incidentata e a comprargliene una nuova: “Non avevo un bastone con me quella sera ma un cannetta da passeggio perché soffro molto di mal di schiena e non riuscivo a camminare bene”. L’accusa ha però ricordato le testimonianze delle persone che videro quella sera l’imputato alla bocciofila con un bastone che non era da passeggio. Per questo ha chiesto la condanna per l’imputato a otto mesi di reclusione. Richiesta a cui si è associata la parte civile, mentre la difesa ha chiesto l’assoluzione per quella che si è subito presentata come una grossa macchinazione ai danni del suo assistito, in cui si è addirittura raccontato di una specie di pestaggio durato più di un’ora in cui la parte offesa avrebbe riportato solo delle lesioni al collo. Il giudice ha però accolto la ricostruzione dell’accusa condannando l’imputato a un anno di reclusione con una provvisionale immediatamente esecutiva di 2.500 euro per la parte civile.