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Lunedì 25 novembre 2024

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Vendevano cuccioli di cane introdotti illegalmente in Italia, due cuneesi a processo

In tribunale a Cuneo verranno ascoltati alcuni dei 100 clienti che avevano acquistato i cani dagli imputati

La Guida - Vendevano cuccioli di cane introdotti illegalmente in Italia, due cuneesi a processo

Cuneo – Prosegue al tribunale di Cuneo il processo denominato ‘Nero Wolf’ relativo al traffico di cuccioli di cane, introdotti illegalmente in Italia e venduti senza la necessaria documentazione anagrafica e sanitaria. Due gli imputati del processo, C.B. cuneese che deve rispondere delle accuse di traffico illecito di animali da compagnia, esercizio abusivo della professione, frode in commercio e riciclaggio e D.M. cuneese residente in Ungheria, accusato di traffico illecito. L’inchiesta, partita dalle denunce di acquirenti che lamentavano le cattive condizioni dei cuccioli acquistati, ha riguardato vari allevamenti e negozi di animali in varie provincie d’Italia. Nella nostra provincia i cuccioli, provenienti dall’allevamento ungherese di D.M. venivano rivenduti da C.B. Nella sua abitazione gli inquirenti hanno trovato alcune schede identificative ancora non compilate ma con la firma del veterinario che, implicato nell’indagine, ha scelto di patteggiare la pena. Nello studio medico del veterinario sono stati trovate 187 schede identificative associate all’allevamento di C.B. Per alcuni cuccioli di Bulldog francesi, Chow Chow cinesi e Cavalier King, gli inquirenti hanno anche scoperto che non c’era riscontro genetico con le presunte madri presenti nell’allevamento dell’imputato. In aula ha testimoniato l’impiegata dello studio veterinario, la quale ha riferito di aver visto più volte l’imputato prendere dall’ambulatorio le siringhe per l’inserimento del microchip, un’operazione che in realtà viene sempre fatta dal veterinario il quale poi inserisce il numero del microchip sul documento identificativo del cane e lo consegna al proprietario che lo controfirma. La teste ha anche riconosciuto alcuni documenti identificativi su cui era riportata la firma e il timbro del veterinario, ma che non erano stati compilati in ambulatorio, come nel caso di un documento su cui era riportata la firma di un cliente che però lei non aveva mai visto in studio. È stato poi ascoltato anche un venditore di prodotti veterinari che ha riferito di essere stato per circa due anni il fornitore dell’imputato, “consegnavamo prodotti di vario genere, anche farmaci, ma non siamo mai entrati dentro l’allevamento. A noi aveva detto che qualche volta comprava le cucciolate tramite internet”. Il processo è stato rinviato al 17 giugno quando verranno ascoltati alcuni dei 100 clienti che avevano acquistato i loro cani dall’imputato.

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