Cuneo – Sara Ballatore lavora nel mondo del fitness da moltissimi anni. Dopo un inizio nei villaggi turistici, è diventata istruttrice e, al termine di una lunga gavetta, personal trainer. Da alcuni mesi tiene le sue lezioni di ginnastica posturale, tonificazione e pilates di fronte allo schermo di un computer.
“Con l’arrivo del lockdown mi sono trovata in difficoltà. Non sapevo come gestire la cosa poi ho iniziato a proporre le mie lezioni online. I primi tre mesi sono stati difficili perché pochi avevano idea di potersi allenare davanti a un pc. A giugno ho deciso di prendere in affitto un piccolo studio privato, approfittando intanto dei giardini pubblici per le mie lezioni. Lo studio era pronto a settembre ed è stato aperto un mese e mezzo poi con il secondo lockdown mi sono trovata a chiudere di nuovo. Personalmente il dispiacere è nato dal fatto che, nonostante io abbia pensato ad uno spazio in cui lavorare con le persone singolarmente, abbia dovuto cessare comunque l’attività. Questo è successo a me come ad altri colleghi e amici che hanno investito per lavorare in sicurezza, ma a nulla è servito.
In realtà avendo un secondo codice Ateco, per la cura della persona, ora posso aprire la porta a chi viene da me per un trattamento benessere, ma tutte le persone che seguo per gli allenamenti devo vederle attraverso il computer.
Il lato positivo di questa situazione è che in pochi mesi ha permesso a tutti di diventare estremamente tecnologici e, ad oggi, riesco a riempire l’agenda di appuntamenti online, cosa che mi può far sognare di partire un giorno e lavorare anche a distanza. Quello negativo è che non si hanno più rapporti diretti con le persone, attraverso il computer è tutto più freddo.
I ristori? Non avendo ricevuto nulla fino al 29 gennaio, avevo perso le speranze. Mi auguro siano stati più puntuali coi colleghi che hanno grandi strutture e spese importanti da sostenere. Io ad oggi riesco a lavorare, incassare e fatturare, come se fosse tutto più o meno normale, perché mi sono imposta di vivere questo periodo come una normalità diversa e non come una anormalità, ma non è sempre facile. I momenti di crisi ci sono eccome”.