Cuneo – Una sorta di “battaglia del grano” si consuma nella giornata di oggi (giovedì 27 agosto) nel dibattito promosso da due tra le principali realtà di rappresentanza del mondo produttivo provinciale, Coldiretti e Confartigianato. Il tema è quello del grano e del pane, con i passaggi dal campo alla tavola.
L’organizzazione professionale agricola attacca: “Da grano a pane il prezzo aumenta 15 volte, servono accordi anti speculazioni, garanzia di territorialità e di equo riconoscimento economico”. La denuncia di Coldiretti riferisce “delle speculazioni e delle importazioni selvagge di prodotto dall’estero con pagnotte e panini spacciati come italiani all’insaputa dei consumatori”, oltre “a prezzi del pane superiori del 14,5% rispetto alla media europea” nel nostro Paese. Inoltre, “un chilo di grano tenero è venduto a meno di 21 centesimi, mentre un chilo di pane è acquistato dai cittadini a valori variabili attorno ai 3,1 euro, con un rincaro di quasi 15 volte”. Secondo l’accusa del primo anello della catena, quindi, il percorso porta a un rincaro nell’ordine del 1.500%.
“Purtroppo – sottolinea il torinese Roberto Moncalvo, delegato confederale di Coldiretti Cuneo e presidente regionale – la situazione del grano italiano, stretto tra speculazioni di filiera ed importazioni selvagge, è la punta dell’iceberg delle difficoltà che deve affrontare l’agricoltura italiana. Per questo vanno incentivati progetti virtuosi che garantiscano una prospettiva di reddito a medio-lungo periodo alle nostre imprese cerealicole e tracciabilità e sicurezza alimentare ai consumatori”.
A stretto giro, interviene nel dibattito l’associazione di categoria degli artigiani: da Confartigianato viene evidenziato che “è il pane fresco artigianale a rendere virtuosa la filiera del grano”.
“Per produrre del buon pane fresco – afferma Vincenzo Pallonetto, rappresentante territoriale dei panificatori di Confartigianato Imprese Cuneo – è certamente essenziale l’impiego di materie prime di alto livello qualitativo, ma a essere determinante è il lavoro del panificatore. La sua esperienza e la sua capacità nel gestire i tempi e i modi di lievitazione, rendono il prodotto finale un alimento completo, sano e digeribile, quale deve essere il pane di qualità”.
La replica sul valore del frumento nel percorso della filiera e su un aumento fino a 15 volte, secondo gli artigiani del pane non distingue tra chi produce, chi macina, chi trasforma e vende: “Nel passaggio tra l’agricoltore e il mugnaio – secondo Pallonetto – i prezzi da grano a farina subiscono già aumenti consistenti. D’altra parte, se si vuole puntare sulla qualità e contrastare l’importazione selvaggia di materie prime estere, sicuramente non salubri come quelle locali, è importante affidarsi a fornitori garantiti e rintracciabili. Ci sono poi i costi relativi alla produzione del pane fresco: ingredienti, gestione dell’attività, personale, balzelli fiscali. E infine, c’è la qualità del prodotto: un pane che nasce ogni giorno con materie prime controllate e con l’impegno e la passione della migliore tradizione artigianale porta sulle nostre tavole genuinità e salute”.
Insomma, rimanendo in argomento: ognuno tira acqua al proprio mulino…