Salman Rushdie è uno di quegli autori a cui ci si accosta un po’ con difficoltà, che ami o che fai fatica a digerire. Confesso che i suoi “Versetti satanici” sono l’unico libro mai finito. Ma per fortuna c’è un momento in cui ci si rappacifica con un autore. E questa è davvero la volta buona. Questa è una rilettura del Don Chisciotte di Miguel De Cervantes. Nella letteratura, nel cinema, nel teatro, nella musica non si contano i rifacimenti del famoso cavaliere erranti della Mancha, ma qui siamo di fronte a un’altra cosa. Il Don Chisciotte di Rushdie, o meglio il Quichotte, è un’incarnazione se possibile ancora più fantasiosa dell’originale. Perché di mezzo l’autore ci mette anche una scia di personaggi e soprattutto di tematiche che si rifanno al Pinocchio di Collodi. Insomma un’ambientazione contemporanea tra Bombay e New York, una narrazione di delirante libertà espressiva straordinariamente condotta con stile da fiaba in tempo presente e una bella sfilza di temi importanti come il coraggio di amare in ogni avversità, l’amore tra padre e figlio, il bene tra fratelli, la morte. Il romanzo è pieno di comicità e invenzioni linguistiche e l’incontro con un personaggio come Sancho, figlio ribelle di Quichotte, innamorato dell’amore e della vita di strada ma che decide di seguire il padre nella sua folle avventura alla ricerca dell’amata, mantenendo sempre un distacco cinico, è uno di quegli incontri che non vorresti che finissero. Quichotte non è un eroe ma un uomo inebetito dalla troppa televisione che si innamora di una star della tv e decide che deve trovarla perché per lui quello è il trionfo dell’amore.
Da leggere.
Quichotte
di Salman Rushdie
Mondadori
22 euro