Cuneo – Nel momento in cui scrivo gli Stati Uniti registrano l’ennesimo record nel numero dei contagi giornalieri: più di 66.000 nuovi casi. Se analizziamo più in dettaglio i dati nei diversi stati (vedi grafico), emerge però un andamento molto diversificato temporalmente. Lo stato di New York è stato quello in cui il virus si è sviluppato prima, ed il picco è stato raggiunto il 6 aprile (oltre 8.000 casi) per poi regredire nelle settimane successive fino ai circa 500 casi attuali. Così è stato in generale per il nord-est del paese: Massachusetts, Michigan, Ohio, Virginia, mentre il sud si trovava inizialmente in una posizione abbastanza tranquilla. Verso fine maggio l’inversione di tendenza: i contagi in California, Arizona, Texas, Alabama, Georgia e Florida sono letteralmente esplosi ed hanno trascinato la nuova ondata, che in questi ultimi giorni appare irrefrenabile, e sta portando gli ospedali della Florida ad una situazione di emergenza vicina al collasso, mentre proprio in quello stato Trump autorizza la riapertura del Disney World di Orlando. Il sud degli Stati Uniti – evidentemente – non ha voluto trarre insegnamento da ciò che succedeva a New York, ed ha continuato a condurre comportamenti dettati dall’abitudine e dalla voglia di libertà. Salvo poi accorgersi, tardivamente, di quanto il virus è forte e in grado di circolare. Appare chiara, una volta di più, l’importanza di un governo che sa imporre regole severe quando ancora la cittadinanza non è consapevole dei rischi che sta correndo.