L’Associazione Ferrovie Piemontesi scrive una lettera aperta elebatorata in relazione all’uscita del nuovo studio dell’Agenzia della Mobilità Piemontese sulla questione della linea Cuneo-Mondovì.
Egregio Direttore,
Questa storia si intitola “Nei guai” ed è di Oliver Jeffers, al quale chiediamo scusa se la prendiamo a prestito per riferirci a degli adulti. O magari ne sarebbe contento.
Un aquilone rosso, il giocattolo preferito di un bimbetto di nome Leo, finì per sfortuna sui rami di un albero alto alto. Leo provò a scrollare l’albero, ma quello non si muoveva né l’aquilone si staccava. I veri guai cominciarono quando a Leo venne in mente di liberarlo lanciando la sua scarpa preferita; rimase anch’essa incastrata. Dopo aver continuato a lanciare alcune cose (l’altra scarpa… persino il suo gatto), Leo prese… una scala!
E la lanciò.
Leo sperava che ciascun oggetto liberasse il precedente: ad esempio, lanciò un orangotango per liberare il lattaio che aveva lanciato sull’albero per liberare l’auto di famiglia, lanciata per liberare la porta di casa. E avanti così, persino una balena e il camion dei pompieri, con i pompieri sopra, passati per caso da quelle parti, che avevano chiesto se servisse una mano. Rimase tutto incastrato sull’albero.
Alla fine, incidentalmente, l’aquilone si staccò… dopotutto non c’era più posto.
E Leo era felicissimo! Aveva nel frattempo dimenticato del tutto il suo aquilone, preso com’era dal meccanismo tiro-incastro-tiro-incastro che sembrava infinito… e così ricominciò a giocarci immediatamente. Poi andò a dormire esausto, anche se gli rimase il dubbio di aver tralasciato qualcosa…
Avete capito?
L’area cuneese delimitata da Saluzzo, Cuneo e Mondovì è un’area cluster interessata da un flusso compreso nell’intervallo 40.000- 70.000 spostamenti sistematici/giorno, collegata alle altre aree cluster fuori e dentro il Piemonte da corridoi attraverso i quali si concentrano quei flussi. Esistenti e potenziali. Da questi dati, che leggete nell’immagine allegata, che è stata elaborata nell’ultimo PRMT della Regione Piemonte, discende una e una sola domanda: come faccio a regolare questo enorme volume di persone e di mezzi che attraversano la mia Regione?
L’aquilone rosso perso da Leo.
Semplice: censisco i mezzi che ho già… le infrastrutture ferroviarie e stradali. Mi accorgo che ho a disposizione una rete bell’e pronta, che unisce le aree cluster percorrendo, guarda caso, i corridoi esistenti e potenziali; la attivo o la potenzio con il sistema che mi permette il massimo del risultato effettivo e reale per collegare più persone possibili a più punti possibile del territorio.
Siccome mi occupo di mobilità, mi interessa che i tanti spostamenti si muovano per dove vogliono andare, nel minor tempo possibile e con il mezzo che permette loro il massimo del risultato . Per cui riconnetto le maglie della rete rotte, ottimizzo i mezzi che devono percorrerla, sapendo che i costi e i ricavi della mia operazione, per le norme, vengono calcolati sull’intero bacino della rete regionale.
Cioè: Leo avrebbe dovuto salire sulla scala e prendere l’aquilone, così avrebbe giocato un sacco di tempo in più.
Invece il nostro Leo ha continuato a sprecare tempo e risorse ragionando come se ogni linea ferroviaria e tutto quello che la condiziona fossero oasi in mezzo al deserto, e non nel bel mezzo del Piemonte e appartenente all’intero sistema dei trasporti regionali. Oppure ostinandosi a riferirsi ai dati dei passeggeri dei tempi brutti, quando c’erano, ad esempio sulla Cuneo-Mondovì, 8 coppie di treni non cadenzate, con fermate disomogenee tra una corsa e l’altra, non in coincidenza con le altre linee a Cuneo e a Mondovì, che per giunta, spesso, venivano soppresse. È ovvio che quei dati siano pessimi.
Poi Leo, nel tentativo di far scendere l’aquilone, ha perseverato nel metodo, vale a dire ha confrontato treno e autobus: due mezzi molto diversi tra loro, con capacità di carico, velocità e costi estremamente differenti, incolpando il treno che non c’è di non portare abbastanza gente rispetto al bus!
Forse Leo non sa che i passeggeri non vanno cercati soltanto su quelli che passerebbero dal bus al treno, ma soprattutto in quella stragrande parte dei flussi di spostamento quotidiani che continuano a rimanere senza gestione, e che quindi ricorre al mezzo privato…
E forse non sa neppure fare i conti della serva, cioè che 3 milioni di euro spesi per 33 km di ferrovia sono proprio pochi, e che gli sta costando molto di più lanciare idee a caso, tipo le piste ciclabili sulle rotaie, giusto perché van di moda, fan fine e, apparentemente, non impegnano.
Cioè Leo continua a tirare balene, oranghi, porte, lavandini, lattai e persino i pompieri che avrebbero potuto aiutarlo (i dati della Regione Piemonte, i suoi propri, insomma), perché era diventato quello, nel frattempo, il giochino che lo stava facendo divertire di più.