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Venerdì 22 novembre 2024

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No di Ubi Banca all’offerta di Intesa Sanpaolo

La notizia ufficializzata dalla Presidente del Consiglio di amministrazione Letizia Moratti

La Guida - No di Ubi Banca all’offerta di Intesa Sanpaolo

Torino – “Considerando i rischi e le incertezze che Intesa ha sottolineato nel documento dell’offerta, il consiglio considera l’offerta di scambio non conveniente per gli azionisti di Ubi Banca”. A darne notizia ufficiale oggi pomeriggio durante la videoconferenza convocata per approvare l’aggiornamento del Piano Industriale 2022 sono stati la presidente del Consiglio di amministrazione Letizia Moratti e il consigliere delegato Victor Massiah. Si confermano quindi le indiscrezioni già circolate nelle ultime ore. Dopo quattro mesi dall’annuncio dell’offerta pubblica di scambio d da 4,9 miliardi di euro lanciata da Intesa Sanpaolo, Ubi Banca e il suo consiglio di amministrazione bocciano quindi la possibilità.
“L’offerta – ha specificato la Moratti -, consentirebbe a Intesa di creare una posizione di leadership dominante in Italia, anomala tra i grandi Paesi europei e potenzialmente dannosa per il tessuto economico e sociale dei territori in cui opera Ubi”.
Sei i motivi alla base della scelta indicati da Ubi:
1) L’Offerta, non prevedendo un corrispettivo per cassa, pone a carico degli Azionisti di Ubi Banca i rischi connessi al raggiungimento degli Obiettivi Strategici dell’Operazione definiti da ISP. Il Corrispettivo – rappresentato da un rapporto di cambio tra Azioni Ubi e Azioni ISP – non remunera adeguatamente tali rischi e, inoltre, comporta un’allocazione del valore e delle sinergie molto più favorevole agli attuali azionisti di ISP.
2) Il Corrispettivo esprime una valorizzazione di Ubi Banca che non riflette il suo reale valore e penalizza gli Azionisti di Ubi Banca rispetto agli azionisti di ISP.
3) L’Azione UBI presenta elevate potenzialità di crescita di valore, tenendo anche conto delle prospettive di crescita su base stand-alone di UBI Banca rappresentate dai target del Piano Industriale Aggiornato, della sua solidità patrimoniale e della sua posizione di player di rilievo in grado di rivestire un ruolo chiave nel processo di consolidamento nel contesto bancario del Paese.
4) La possibilità per l’Offerente di conseguire gli Obiettivi Strategici dell’Operazione è incerta, in quanto condizionata da plurimi e concorrenti fattori, evidenziati dalla stessa ISP nel Documento di Registrazione, tra cui le incertezze circa il perfezionamento della Fusione e dell’operazione di cessione del Ramo Bancario a BPER e dei Rami Assicurativi a UnipolSai ai termini e alle condizioni previsti da ISP.
5) Gli Azionisti di Ubi Banca che non dovessero aderire all’OPS sarebbero comunque tutelati dai presidi previsti dalla normativa.
6) L’Offerta si inserisce in un più ampio disegno strategico, volto a rafforzare la posizione di ISP in Italia attraverso l’eliminazione di un concorrente, senza in realtà modificare il posizionamento europeo di ISP. L’OPS è controproducente anche per gli stakeholder di Ubi Banca in quanto consentirebbe a ISP di creare una posizione di leadership dominante in Italia, anomala tra i grandi Paesi europei e potenzialmente dannosa per il tessuto economico e sociale dei territori in cui opera UBI Banca.

 

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