Cuneo – L’emergenza sanitaria incide sui dati della congiuntura industriale in provincia di Cuneo. Il primo trimestre del 2020, rispetto all’analogo periodo del 2019, ha infatti evidenziato un calo del 2,7% della produzione industriale, del 3,5% per quanto riguarda gli ordinativi interni, dell’1,5% degli ordinativi esterni, dell’1.4% del fatturato (-1,8% riferito al fatturato estero), mentre il grado di utilizzo degli impianti è stato del 58.20%. Le variazioni emergono dalla 194ª “Indagine congiunturale sull’industria manifatturiera” realizzata da Unioncamere Piemonte in collaborazione con gli Uffici studi delle Camere di commercio provinciali, lavoro che ha coinvolto 1.859 imprese industriali piemontesi di cui 274 cuneesi. L’indagine è stata condotta nel mese di maggio 2020 con riferimento ai dati del periodo gennaio-marzo 2020. Il dato è apparso migliore rispetto a quanto registrato a livello regionale (-5,7%) e alle singole province piemontesi. Le imprese cuneesi hanno infatti mostrato, nel periodo in esame, dinamiche meno scoraggianti rispetto a quelle delle altre province. Per quanto riguarda i vari settori, il comparto cuneese più in sofferenza risulta il tessile-abbigliamento-calzature che registra un -11,5%, risultato peggiore rispetto al dato regionale (-6,4%). A seguire industrie metalmeccaniche (-5,7%), altre industrie manifatturiere (-2,7%), tiene il settore alimentare (-0,1%). Nel dettaglio per grandezza d’impresa, quelle con 0-9 addetti perdono il -5,8%, variazione della produzione industriale positiva invece per le medie imprese (50-249 addetti, +0,8%). Trend negativo per le piccole imprese (10-49 addetti, -2,2%) e per le realtà di maggiori dimensioni (oltre 250 addetti; -8,7%). Il 54,2% delle imprese cuneesi intervistate sostiene di aver dovuto modificare la struttura organizzativa e del personale e il 44,2% di aver modificato le modalità di approvvigionamento-produzione-distribuzione, l’89,3% dice di aver dovuto ridurre la produzione/attività, il 64,5% ha rallentato le forniture, mentre il 50,5% le ha interrotte: per il 13,4% su tutte le forniture, per il 36,4% su alcune e per il 50,2% su nessuna. Sul fronte occupazionale, il 63,8% afferma di aver attivato la CIG. Il 68,1% intende creare nuovi clienti e nuovi mercati, mentre il 24,2% creare nuovi prodotti o servizi.
“Il segnale di sofferenza che arriva dall’indagine congiunturale – commenta il presidente camerale Mauro Gola – evidenzia criticità in tutti i settori produttivi e, in particolare, nel tessile-abbigliamento-calzature, che già scontava alcune situazioni di difficoltà pre-crisi. Pur registrando una sostanziale tenuta, con una flessione inferiore rispetto al dato regionale, anche il comparto alimentare ha visto una contrazione dei fatturati sui mercati interno ed estero, e questo è senz’altro un indicatore di allarme. Per aiutare le imprese del nostro territorio, la Giunta della Camera di commercio nella prima riunione ha stanziato risorse per oltre un milione di euro, finanziando specifici bandi a fondo perduto in favore dell’innovazione, delle certificazioni aziendali e della formazione e sicurezza. La fotografia che ci consegnano le 274 imprese intervistate racconta di una realtà che, nonostante le misure di contenimento, vede circa 7 imprese su 10 pronte a reagire e a investire sul futuro, attraverso la ricerca di nuovi clienti e nuovi mercati”.