Di solito l’introduzione a un libro viene letta con rapidità convinti che la vera sostanza stia oltre. In questo caso invece sono proprio le prime due pagine a dare le coordinate etiche entro cui si muove la ricerca storica condotta dall’autore.
Enrico Perotto si rivolge infatti da subito alla coscienza civica del cittadino e sottolinea la necessità di recuperare i “significati latenti delle testimonianze monumentali” quali segni eloquenti della memoria civile della società urbana. Il monumento dunque come uno degli elementi identitari di una comunità, custode e immagine di un passato fondante, che in tempi bui può diventare punto di riferimento.
Scrollandosi di dosso “la polvere dell’insignificanza e della dimenticanza” ecco quindi l’autore affrontare la storia del Monumento alla Resistenza di Cuneo. Opera controversa, che ha lasciato i cittadini stessi con molti quesiti irrisolti cinquant’anni fa quando in città ne arrivarono i primi “pezzi”. Perotto compie questo ampio lavoro anzitutto lasciando da parte per un momento la sua specifica formazione di storico e critico d’arte per tratteggiare la genesi di quest’opera “che rimane finora l’unico monumento pubblico cittadino noto oltre i confini nazionali”.
Una storia che risale ai primi anni del secondo dopoguerra quando si sente il bisogno di celebrare plasticamente la lotta partigiana per lasciarne ricordo alle generazioni successive. Espletato il concorso, definito anche il luogo dove deve sorgere, emergono subito divergenti opinioni sulla scelta dell’opera vincitrice per cui il progetto rimane nel cassetto. All’inizio degli anni Sessanta torna a farsi sentire l’esigenza di dare concretezza a un sogno anche in vista del ventennale della Resistenza. Con lo stesso spirito Cuneo vive la stagione del Festival del cinema della Resistenza. La ricerca di Perotto documenta l’iter travagliato che conduce alla scelta definitiva del progetto presentato da Umberto Mastroianni, ma soprattutto l’ancor più complessa fase di realizzazione.
I ripensamenti e l’ampliamento del progetto iniziale da parte dell’artista, per altro di consolidata fama internazionale, con conseguente lievitazione dei costi per il Comune conducono a ripetuti rinvii della cerimonia di inaugurazione che avviene soltanto il 7 settembre 1969, dopo che i blocchi del monumento erano rimasti per più di un anno nel cortile della scuola elementare di Corso Soleri. Una cerimonia di grande ufficialità, che fa storcere il naso a molti esponenti della Resistenza, con la presenza di Sandro Pertini, allora non ancora Presidente della Repubblica, e la sottolineata assenza del Presidente in carica Giuseppe Saragat.
L’ultima parte del libro è dedicata a considerazioni più strettamente estetiche. È innegabile infatti che le forme del monumento a suo tempo suscitarono più di una domanda nei cittadini cuneesi. Ben vengano dunque chiarimenti. L’autore parte ancora una volta dai giudizi non sempre positivi sull’opera riportando contributi di critici d’arte per registrare poi gli apprezzamenti di altri e le diverse interpretazioni di un complesso non certo di immediata decifrazione.
Ma quel che più conta affiora esplicitamente l’esigenza di recuperare il rapporto con la città messo in crisi dall’affievolirsi dell’attenzione agli ideali sottesi e dalla conseguente incuria della struttura come dell’ambiente circostante parte integrante dell’intero progetto artistico. Anche per questo il monumento, e ora il libro, sono invito rivolto alla cittadinanza a ricordare eventi passati e guardare ai pericoli di una perdita della memoria.
Il monumento alla Resistenza di Cuneo
di Enrico Perotto
Primalpe
13 euro