L’Europa è, almeno formalmente, terra di democrazie: alcune più recenti, altre più antiche; alcune in buona salute, altre meno. È, tutto sommato, piuttosto una buona notizia, soprattutto se si guarda a quanto accade in altri continenti. È una buona notizia anche che buona parte di queste democrazie abbiano retto all’urto del Covid-19, nonostante qualche contenuto cedimento imposto dall’emergenza.
Colpisce come alcune di queste democrazie tradiscano la loro età , ma in genere alla rovescia, nel senso che, come il vino, migliorano invecchiando (salvo nel caso di un’antica democrazia, come quella degli USA, dove è dovuto intervenire l’esercito per fare rispettare alcune regole elementari al presidente Trump).
Lo fanno venire in mente giovani “democrazie “, come quelle dell’Est europeo in Polonia e Ungheria, o peggio, quella della loro coetanea Federazione Russa diventata “democrazia” esattamente trent’anni fa, il 12 giugno 1990, e che oggi ha ancora tanta strada da fare, sempre che non continui a slittare all’indietro.
Per tutti una lezione: le democrazie non sono immortali, per non morire devono essere salvaguardate e crescere con gli anni.
Vale anche per l’oltre settantenne democrazia italiana.