Le derive autoritarie dell’Ungheria destano sempre più preoccupazione in Europa e altrove. Nel corso del mese di marzo il premier Viktor Orban, col pretesto di combattere il coronavirus, si era attribuito, senza limite di tempo, i pieni poteri. A distanza di poche settimane dall’entrata in vigore di quelle leggi, cominciano a sentirsi i primi effetti di un clima da caccia alle streghe.
È cominciata con la sospensione dei diritti di protezione dei dati dei cittadini, previsti dalla legislazione europea e continua oggi con ripetuti arresti tra chi osa esprimere una libera opinione contro alcune scelte del Governo in materia di coronavirus.
Una deriva autoritaria e un attacco alla democrazia e allo stato di diritto denunciati da parlamentari europei ungheresi del partito Momentum, una denuncia che si aggiunge a quelle di altre organizzazioni internazionali di protezione dei diritti fondamentali.
Una situazione sempre più inquietante e che potrebbe espandersi anche ad altri Paesi vicini, come la Polonia o la Slovacchia. Un ennesimo campanello d’allarme per l’Unione Europea, chiamata a difendere dal virus anche i suoi valori fondanti.