Tempi duri anche per l’industria automobilistica europea con la crisi da Covid-19. Non che le cose andassero a gonfie vele prima della pandemia: ne sa qualcosa la Germania dopo lo scandalo delle auto diesel della Volkswagen. Ne sanno qualcosa altre industrie automobilistiche, reduci da alleanze e fusioni non sempre felici, afflitte dalla penuria di nuovi modelli e dalla difficoltà a mettere in produzione auto elettriche che competano su un mercato in gran parte occupato da marche straniere.
Non stupisce che in queste condizioni ci si rivolga allo Stato per ottenerne la garanzia su prestiti miliardari. Stupisce meno che a chiedere allo Stato una garanzia su cinque miliardi di euro sia un’industria francese a partecipazione statale come la Renault, con sede fiscale in Francia. Solleva qualche interrogativo invece che a chiedere un prestito, con garanzia dello Stato italiano per oltre sei miliardi di euro, sia un’industria privata italo-americana con sede legale in Olanda e fiscale nel Regno Unito, attualmente in procinto di fondersi con un’industria automobilistica francese.
Quando si dice una multinazionale.