Borgo San Dalmazzo – “Ci siamo trovate in serie difficoltà, ma non ci siamo mai tirate indietro”. È una testimonianza carica di umanità, di senso del dovere, di affetto quella che arriva dall’interno della casa di riposo “Padre Fantino”, da fine marzo nell’occhio del ciclone per il diffondersi del coronavirus che sta lasciando dietro di sé una scia di morti.
A scrivere è un’operatrice della casa di riposo che racconta questi giorni difficili dal punto di vista di chi nella struttura ci vive e ci lavora giorno e notte.
“Il personale tutto della Rsa Padre Fantino di Borgo San Dalmazzo – racconta -, molto dispiaciuto e ‘provato’ dalla situazione che è venuta a crearsi nella residenza, tramite me desidera esprimere alcune precisazioni in merito agli eventi stessi ed in merito a quanto detto e scritto nei giorni scorsi.
Tutto il personale Oss ha sempre lottato, e fatto anche ‘l’impossibile, per stare vicino agli ospiti e garantire loro l’assistenza a cui hanno diritto: doppi turni, più notti consecutive (nelle Rsa come la nostra sono previste due Oss per notte), turni con orario prolungato.
Una operatrice Oss, quando è stato vietato l’accesso a parenti e badanti, dal 26 febbraio al 12 aprile, è stata presente in struttura tutte le sere per aiutare il personale nella somministrazione del pasto serale.
La fisioterapista ha continuato il suo lavoro di mobilitazione degli ospiti ed ha aiutato a somministrare le colazioni.
Non sono state da meno le colleghe delle pulizie: nell’espletamento del loro lavoro, con cura e attenzione, hanno saputo ‘regalare’ sempre agli ospiti sorrisi e parole di conforto.
Turnazioni molto pesanti anche per le infermiere rimaste in servizio: si sono trovate in serie difficoltà, ma hanno svolto il loro lavoro con dedizione e professionalità per soddisfare i bisogni degli ospiti. La coordinatrice delle Infermiere è andata in mutua ad inizio marzo e nonostante varie insistenze ha fatto il tampone solo la scorsa settimana insieme ad una prima parte di operatori. In ogni caso ha lavorato da casa mantenendo i contatti con il personale e l’Asl.
Il manutentore ha sempre assicurato la propria presenza e disponibilità, garantendo il mantenimento della struttura. Nulla hanno fatto mancare le cuoche ed il personale addetto alla cucina ed alla lavanderia.
Le segretarie hanno risposto alle chiamate, trasferendole anche ai vari piani, dove gli operatori presenti, nonostante mille difficoltà, hanno cercato di garantire un minimo di relazione tra ospiti e parenti, giustamente in ansia.
Io, in mancanza di una sim aziendale, dall’inizio di marzo ho utilizzato wi-fi della struttura e, col mio cellulare, ho effettuato videochiamate, mettendo in comunicazione gli ospiti coi loro parenti. Dalla prossima settimana arriveranno due tablet con sim post, richiesta esplicita alla Cooperativa.
Ho anche dato il mio aiuto nella somministrazione del pasto serale. Abbiamo vissuto, e ancora viviamo, momenti difficili in tutto, anche nelle comunicazioni, nella nostra come in molte altre strutture.
Siamo sereni, però, perché abbiamo fatto il possibile, dando il nostro lavoro, la nostra presenza e anche il nostro affetto. Naturalmente siamo molto provate sia fisicamente che psicologicamente per tutti i nostri cari Nonnini, chi vittima innocente e chi ancora in lotta contro questa guerra virale.
Io ho fatto il tampone il 23 aprile. Oggi ho saputo, come molti altri, di essere positiva, ma non sto male. Seguirò la procedura prevista dalle disposizioni in atto.
Voglio sottolineare che quanto ho scritto non è polemica: è verità espressa da me, raccogliendo ‘vissuti’ sofferti degli operatori della Rsa Padre Fantino”.