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Venerdì 22 novembre 2024

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La didattica tradizionale di contatto è insostituibile

Per ripartire a settembre ci vuole un patto educativo territoriale che coinvolga scuole, famiglie, enti locali e società civile, lo dice la Cgil di Cuneo

La Guida - La didattica tradizionale di contatto è insostituibile

Cuneo -Per riprendere come necessario la scuola a settembre è necessario un patto educativo territoriale che coinvolga il sistema scuola, famiglie, enti locali, società civile, associazioni del tempo libero, della cultura, perché la didattica a distanza è partita e sta in buona parte funzionando ma non si può sostituire alla didattica tradizionale.

A dirlo è il segretario provinciale del sindacato Flc Cgil Doriano Ficara che dà per assoldato che a scuola non si ritorni in questo anno scolastico e dunque chiede un impegno serio per settembre.

“Archiviato ormai il fatto della chiusura del corrente l’anno scolastico, prendendo atto dell’impossibilità di una ripresa delle attività in presenza, – scrive Ficara –  è necessario non farsi cogliere impreparati al momento della riapertura del nuovo anno scolastico, il primo passo è quello di interrogarsi il più presto possibile su cosa fare per avviare la nuova fase da settembre. L’avvio di un regolare anno scolastico in presenza ha ricadute dirette ed indirette sul mondo educativo ma anche su quello produttivo e bene lo hanno potuto capire in questi giorni anche i non addetti ai lavori. Penso sia necessario procedere con un sistema di didattica che si contrapponga come contenuto alla didattica a distanza che bene ha funzionato in questo momento, ma che non si può sostituire alla didattica tradizionale, che è didattica di contatto intendendo con essa il ritorno al contatto umano, al contatto sociale, al contatto educativo e per far questo, serve insomma un intervento educativo diffuso di ripristino relazionale e sociale oltre che educativa. Nell’emergenza gli insegnanti, senza attendere che nessuno desse loro precise indicazioni su cosa fare e senza che nessuno si fosse attivato a farlo hanno realizzato, con la spontaneità e la naturalezza che gli si addice, una serie di azioni didattiche e relazionali a distanza con i loro alunni. Successivamente è subentrata la macchina burocratica organizzativa che in alcuni casi ha reso più complesso e meno lineare il processo di avvicinamento agli alunni che già i docenti in modo volontario avevano intrapreso”.

Fin da ora, dice la Cgil, bisogna “costruire un apparato coordinato di collaborazione e non un processo di direzione delle singole scuole variegato, come quello avvenuto fino ad oggi nelle scuole del cuneese, e non sempre legato ad effettive esigenze improrogabili, ma piuttosto ad ambiziose velleità di alcuni per dimostrare come la loro scuola fosse migliore delle altre solo per il fatto di essere aperta…  Bisogna valorizzare le singole componenti di quella che è e deve essere la Comunità educante coinvolgendo tutti ai vari livelli e non facendoli diventare succubi di decisioni prese dall’alto, ci vuole un impegno coordinato di chi dirige le scuole, della famiglie, della regione, della provincia, dei comuni, delle associazioni e naturalmente dei sindacati”.

Ci sono anche i dati da analizzare: il 1° settembre 2020 vanno in pensione 33.886 lavoratori della scuola a livello nazionale, di cui circa 500 nel Cuneese, e in una situazione normale le nomine dei supplenti avrebbe sfiorato le 3000 unità in questo scenario si prevede un ulteriore incremento.

“L’1 settembre – conclude Ficara – la scuola dovrà essere ripensata considerando che non sarà più possibile svolgere le attività in classi di 30 alunni e sarà comunque necessario e imprescindibile riiniziare con la didattica di contatto. Come se ciò non bastasse si deve fare riferimento al fatto che già nello scorso anno scolastico gli aspiranti supplenti inseriti in graduatoria non sono bastati a soddisfare le richieste di supplenti fatte dalle scuole creando un sistema di ulteriore precarizzazione del personale attraverso le assunzioni tramite “mad” (messa a disposizione) metodo attraverso la quale persone titolate o meno possono fare richiesta di svolgere attività lavorativa nel mondo della scuola. In questi mesi è emersa una nuova dimensione sociale degli insegnanti ed oggi è innegabile sostenere che servono più insegnanti ma di quelli veri, quelli titolati a farlo e non “supplenti per tutte le occasioni”. Saranno necessari turni scolastici, classi con un minor numero di alunni e nuovi spazi il tutto per ristabilire quei rapporti relazionali ormai persi e perché si possa fare anche scuola ritrovando quegli equilibri educativi smarriti. Il Miur procede con progetti ed obiettivi poco compatibili con la situazione sin qui prospettata. Non aprire le graduatorie perle supplenze che dovevano consentire l’ingresso di nuove persone titolate ad insegnare, indire concorsi a cattedra che probabilmente non potranno essere svolti prima di settembre, rende ancora più preoccupante lo scenario fin qui dipinto”.

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