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Giovedì 19 settembre 2024

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A processo per maltrattamenti in famiglia

Il pubblico ministero ha chiesto per l'imputato la condanna a 2 anni e mezzo di reclusione senza la concessione delle attenuanti

La Guida - A processo per maltrattamenti in famiglia

Cuneo – Con l’accusa di maltrattamenti in famiglia si è svolto ieri al Tribunale di Cuneo il processo a carico di F.M.G. un ragazzo costaricano accusato dalla moglie F.M. originaria di Caraglio. I due si erano conosciuti nel 2014 in Costa Rica dove lei era andata a lavorare nel settore della ricezione alberghiera. Avevano inziato a convivere quando nel 2017 lei rimase incinta; decisero di tornare in Italia per avere maggiore stabilità economica e l’appoggio della famiglia di lei. Appena arrivati in Italia però la relazione tra i due peggiorò: lui non parlava la lingua, non si ambientava nella famiglia di lei dove erano ospitati, non aveva permesso di soggiorno e non trovava lavoro. Il tutto era aggravato dal continuo ricorso a sostanze stupefacenti da parte dell’uomo.

“I litigi erano all’ordine del giorno – ha riferito in aula la donna – e con essi anche le botte”. Tanti gli episodi dal 2017 al 2019, in cui la ragazza si rivolse alle forze dell’ordine per denunciare maltrattamenti e botte. Nel novembre del 2017, così come riferito dalla donna, F.M.G. la colpì alla schiena con il manico di ferro di una scopa, pochi giorni dopo la colpì in testa con una padella.

“Mi accusava di tutto – ha detto la donna – di non aiutarlo a trovare lavoro, di non accelerare la pratica del permesso di soggiorno, di non avere una macchina per spostarsi più liberamente. Dopo ogni litigio mi chiedeva scusa e prometteva che non lo avrebbe più fatto. Io volevo tornare con lui in Costa Rica dove eravamo stati felici e per questo non volevo denunciarlo”.

Più volte la donne era finitia in ospedale e sempre aveva rinunciato a raccontare come erano andate le cose, fino al 19 febbraio del 2019, quando al culmine dell’ennesimo litigio lui le sferrò alcuni pugni sulle braccia e poi le strinse le mani al collo. A quel punto la donna si rivolse alle forze dell’ordine, denunciò il marito, fu portata in una struttura protetta e poi dopo qualche tempo andò a vivere dalla madre insieme al figlio di due anni. Per F.M. scattò l’ordine restrittivo di non avvicinarsi alla moglie e poi il processo.

“È vero che litigavamo – si è difeso F.M.G. interrogato dal proprio difensore – ed è vero che in alcuni casi l’ho picchiata ma anche lei mi picchiava e mi sputava addosso in continuazione; inoltre non è vero che le ho dato la padella in testa. Il 19 febbraio i graffi sul collo se li è fatti da sola per accusarmi”. Il pubblico ministero ha chiesto per l’imputato la condanna a 2 anni e mezzo di reclusione senza la concessione delle attenuanti. Il difensiore ha chiesto l’assoluzione. Il giudice ha rinviato al 25 novembre per le repliche e la sentenza.

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