Cuneo – Una sala gremita poi il presidio in via Roma davanti agli uffici della Fondazione Crc. I lavoratori dell’Ubi riuniti dalle sigle sindacali fanno sentire a Cuneo la loro voce contro le esternalizzazioni e contro la riduzione della presenza sul territorio della banca. E protestano non a caso davanti alla Fondazione che è socio importante del Gruppo bancario.
“La Fondazione è socio fondamentale e storico – dicono i sindacati – e deve fare la sua parte per la difesa del territorio. Non basta elargire finanziamenti per dirsi a favore della provincia di Cuneo ma serve che prenda posizione per difendere i posti di lavoro di Cuneo e i lavoratori di Cuneo, le eccellenze professionali che abbiamo anche in ambito bancario”.
La protesta contro la scelta del 26 luglio di Ubi Banca di esternalizzare i servizi di Ubi Sistemi e Servizi all’Accenture Services Technology Srl e alla BCube Spa, si accompagna a quella di altre nove piazze in tutto il Paese. Quasi duecento i lavoratori coinvolti e 40 i dipendenti cuneesi che passeranno ad altre imprese.
“Si è parlato di successo in questi anni – continuano i sindacati – per l’arrivo della direzione del Gruppo da Torino a Cuneo e intanto abbiamo perso le singole banche e le singole direzione con tante funzioni andate a Bergamo e Brescia. Parliamo di quache decina di persone a Cuneo e ora rischiamo di perdere i 40 esternalizzati. Ma che politica è? E quale risparmio è? Le persone del territorio spariscono e soci storici e amministratori da questi nominati nel Consiglio di amministrazione Ubi non si esprimono, neppure una voce contraria se non il sindacato”.
La trattativa di contrattazione tra sindacati e il Gruppo Ubi inizia il 19 settembre e si parlerà di esternalizzazione ma anche di contratto collettivo nazionale, di garanzie e tutele dei lavoratori che i sindacati sperano di ampliare anche ai dipendenti che passerranno ad Accenture. E l’altra battaglia sarà mantenere il posto di lavoro a Cuneo e non magari di nuovo emigrare a Torino o Milano, dove Accenture ha due sedi nevralgiche della sua organizzazione.
“La nostra preoccupazione – chiudono i sindacati – che deve diventare la preoccupazione di tutti i 20 mila dipendenti della Ubi e di tutti i territori è che questa esternalizzazione sia solo l’antipasto di un piatto futuro ben più pesante in termini di numeri e impatto”