Cuneo – Il suo calcio sul campo era talento, estro, rapidità e dinamismo. Qualità che lo hanno portato a essere uno talenti più limpidi del calcio cuneese e uno dei pochi giocatori della provincia di Cuneo a giocare con regolarità in Serie A e Serie B, attraversando tutta l’Italia in un viaggio che da Centallo e Fossano lo ha portato al Torino negli anni d’oro del vivaio targato Sergio Vatta, quindi a Prato, Civitavecchia, Catanzaro, Lecce e Barletta, prima di risalire lo stivale e chiudere la carriera nella Triestina, nel 1994.
Nato a Centallo, ala destra e seconda punta dal tocco delicato e dalla notevole rapidità, Ezio Panero, classe ‘63, ha giocato oltre 100 partite in Serie B (con 19 gol) e 21 partite in Serie A (con la maglia del Lecce). Oggi Ezio Panero è proprietario del bar La Saletta nel centro storico di Cuneo, ma la passione per il calcio non si è mai esaurita e in qualità di direttore tecnico è uno dei protagonisti del momento felice vissuto dal Fossano calcio. Proprio mentre il Cuneo non si è iscritto al campionato di Serie D e dovrà, con buona probabilità, ripartire da zero dopo una gestione disastrosa, il Fossano ritorna invece a calcare i campi della Serie D dopo oltre vent’anni.
Il Fossano
L’approdo in Serie D è stato un percorso più rapido del previsto, frutto del lavoro di un gruppo di persone presieduto da Roberto Botta e coordinato dal direttore generale Gianfranco Bessone (nella foto lo staff tecnico lunedì 22 luglio).
“C’è stata fin dall’inizio un’idea precisa di come impostare il lavoro – racconta Ezio Panero – da parte del direttore generale, Gianfranco Bessone, affidando ogni incarico alle persone giuste. In 3-4 anni si sono raggiunti già risultati interessanti prestando particolare attenzione alla valorizzazione dei giovani della provincia di Cuneo”.
Un lavoro di squadra, perché il calcio è un gioco di squadra anche fuori dal campo. “Il valore aggiunto è stata l’esperienza e la capacità del tecnico della prima squadra, Viassi, un allenatore di grande valore. I risultati però non sarebbero arrivati senza il lavoro delle persone che a vario titolo collaborano con la società. Per fare bene sul palcoscenico, ci deve essere un ottimo e costante lavoro dietro le quinte”.
Anche a livello giovanile i risultati iniziano ad arrivare e il Fossano torna ad affacciarsi ai vertici regionali.
“In questo è cruciale il lavoro degli allenatori del settore giovanile, che credono nel progetto tecnico e seguono un percorso condiviso. Lavorare bene consente di anche di avvicinare i giocatori alla nostra realtà e far crescere i giovani”.
Il calcio cuneese
I giovani della provincia di Cuneo, però, raramente riescono a ritagliarsi una carriera nel calcio professionistico. Perché?
“In effetti siamo stati troppo pochi a diventare professionisti per una provincia così vasta. Ci sono diversi motivi, a iniziare dal fatto che siamo una zona in cui mediamente si sta bene e alla fin fine forse manca un po’ di quella “fame” sportiva necessaria per emergere. Sicuramente però sono mancati anche quell’organizzazione e quel modo di lavorare a livello di società e di settori giovanili necessari per rendere più agevole il percorso dei ragazzi. Un altro aspetto è che sono venute meno le scuole calcio rappresentate dalla strada e dal cortile: in via Roma pedonale ogni tanto ci sono 2-3 bambini che giocano a palla. Mi chiedo: tutti gli altri dove sono finiti?”
Cosa fare?
“Il primo passo lo devono fare le società sportive: spetta a loro impostare e promuovere un lavoro di qualità a livello di settore giovanile”.
Il passo successivo?
“È quello di cercare di ridurre il campanilismo tra le diverse società che in questi anni è sempre stato un freno allo sviluppo dei ragazzi: se c’è un giovane che promette bene è giusto indirizzarlo verso la società di categoria superiore del territorio che possa valorizzarlo al meglio. Sembra un fatto scontato, ma in realtà non succede quasi mai: a noi è successo ad esempio proprio questa estate con una società vicina che di fatto ha impedito a uno dei suoi giovani di provare a giocare in Serie D”.
Intanto il Cuneo calcio deve ripartire da zero e non si sa ancora nemmeno da quale categoria.
“È una bruttissima situazione. Non mi piace giudicare dall’esterno, ma spiace davvero tanto: è un brutto colpo per il calcio cuneese”.
A Fossano, invece, siete pronti a iniziare il raduno con tanti giovani cuneesi, tanto entusiasmo e un pizzico di esperienza.
“Il 22 luglio inizia la preparazione: nei 33-35 elementi, tra prima squadra e juniores aggregati, ci sono 25-26 cuneesi e di questi 12-13 sono cresciuti nel vivaio del Fossano. A parte i tre giocatori più esperti, Merlano, Cristini e Romani, la squadra è costituita da tutti giovani nati dal ’97 in poi. Nella costruzione di questa squadra c’è una logica e il lavoro condiviso da un gruppo di persone: forse siamo la squadra con il budget più basso della categoria, ma non ci spaventa. La Serie D è una categoria molto impegnativa e sarà una bella sfida per la società e per i nostri ragazzi”.
Quando ruolo ha un giocatore del livello di Marco Cristini che ha scelto il progetto-Fossano?
“Cristini si è rivelato un valore aggiunto importante, un leader silenzioso seguito da tutti i giovani, capace di dare l’esempio con i fatti, come del resto Merlano. Noi siamo felici e orgogliosi di averlo con noi”.
Da Torino a Trieste passando per Lecce
La carriera di Ezio Panero è stata un lungo viaggio da Centallo fino alla Serie A conquistata con il Lecce. Tra le curiosità, l’esordio in A è avvenuto nella stagione ‘88-’89, in un Verona-Lecce terminato 2 a 1 con doppietta di Galderisi per il Verona e rete di Pasculli per il Lecce allenato da Carletto Mazzone. Panero giocò titolare in attacco al fianco di Pasculli e venne sostituito nel finale, sul risultato di 1-1, da un giovane Antonio Conte.
Cosa è stato il calcio giocato per Ezio Panero?
“È stata un’esperienza di vita lunga 20 anni che mi ha cresciuto e insegnato tanto, consentendomi di avere un’apertura mentale diversa a quella che avrei avuto rimanendo qui e un bagaglio di insegnamenti da trasmettere ai giovani”.
Quanto sono state importanti le persone incontrate in questo percorso?
“Tantissime persone mi hanno dato consigli preziosi. Io ero un giovane che aveva tutto da imparare e ho avuto la fortuna di incontrare persone di grande spessore, importanti e fondamentali per un ragazzo nel frattempo diventato uomo”.
Gli allenatori?
“Tutti gli allenatori che ho avuto mi hanno insegnato qualcosa: da Elio Lingua, il mio primo allenatore, ai tecnici della Saetta e a Naretto, Marchetti, Puia e Vatta nel vivaio del Torino fino agli allenatori che ho avuto tra i professionisti: Santin, Mazzone, il più grande di tutti per carisma e qualità, Boniek, Corso e per finire a Trieste con Perotti”.
I compagni di squadra più forti con cui ha giocato?
“Ne ho avuti talmente tanti… Ne cito alcuni: Sclosa, Cravero, Francini, Comi, Ezio Rossi e Benedetti ai tempi del Torino, Barbas, Pasculli e Virdis a Lecce”.
L’avversario più forte?
“Il mio idolo è sempre stato Van Basten: per me lui era il calcio. Era un attaccante completo, aveva tutto e non riuscivi a trovargli un difetto”.
Che giocatore era Ezio Panero?
“Ero dotato tecnicamente e leggerino dal punto di vista fisico, anche se sotto quel profilo sono migliorato nel corso degli anni con il lavoro e l’allenamento. Ho sempre avuto la testardaggine di raggiungere obiettivi e ambizioni e ho sempre cercato di dare il massimo, in tutti i campi: dallo sport alla mia attività professionale con il bar. Mi piacciono le cose fatte bene”.
Il primo consiglio ai giovani che iniziano a giocare a calcio?
“Il mio consiglio è sempre lo stesso: ascoltare, ascoltare, ascoltare. E poi metterci passione: giocare vuol dire prima di tutto divertimento, ma come in tutte le cose belle, il divertimento deve essere accompagnato dall’impegno a dare il massimo”.
Da padre a…figlia
Alla fine degli anni ‘70, Ezio Panero veniva convocato nella nazionale Under 15 e poi in quella Under 16. Un’emozione, quella di vestire la maglia azzurra, che ricorda ancora con piacere e soddisfazione e che sta diventando una…tradizione di famiglia.
Quarant’anni dopo a difendere i colori dell’Italia è stata infatti sua figlia, Costanza Panero, che a fine aprile ha partecipato ai campionati mondiali di Cheerleading e Performance Cheer disputati a Orlando, in Florida. Al suo fianco le compagne di squadra dell’asd Team Cuneo, Julianna Berro, Rebecca Einaudi e Camilla Bessone.