Siamo agli inizi del secolo scorso, prima dello scoppio della Prima Guerra Mondiale, nel quartiere ebraico di Varsavia. Tutto si volge lì. I racconti di Isaac Bashevis Singer, Nobel per la letteratura, ci portano in un mondo che non c’è più: non c’è più l’atmosfera sovraffollata, povera e antica della vita in quell’angolo di Est Europa; non c’è più quel quartiere raso al suolo dalla furia nazista: non c’è più quel mondo della corte rabbiniche, una specie di connubio fra tribunale, sinagoga, casa di studio e studio da psicoanalista.
Quel che rimane di questa serie di racconti è invece la lettura di un grande autore di leggere l’animo umano con le sue pulsioni, le sue nefandezze e le sue altezze, i suoi desideri e le sue vendette. Sono i rapporti umani che emergono raccontati e filtrati dagli occhi di un bambino che filtra storie, tirandone fuori i significati più profondi, o quelli che lui vede. Racconti di vita popolare, di confronto, in cui tutto è dialogico, dove il dialogo è il centro del rapporto. Molto diverso dall’oggi, dove al dialogo anche difficile si preferisce la solitudine, la diffidenza e l’accusa vicendevole più facile ma che porta all’odio e alla divisione e non alla condivisione. Sotto tutti i punti di vista: personale, comunitario, di Stati e di popoli. Singer da non perdere e da ricordare.
Alla corte di mio padre
di Isaac Bashevis Singer
Editrice Adelphi
euro 20