La Federazione provinciale del Partito Democratico interviene con una nota dopo la nomina di Paolo Adriano nel consiglio della Fondazione Crt e le precedenti nomine nel consiglio della Fondazione Crc.
“Il Partito Democratico della provincia di Cuneo prende atto con rispetto della recente nomina di Paolo Adriano nel Consiglio di Indirizzo della Fondazione Crt. A lui vanno le nostre congratulazioni, accompagnate dalla fiducia che saprà rappresentare l’intero territorio provinciale, trattandosi di una designazione spettante alla provincia di Cuneo e non – come erroneamente riportato da alcuni organi di stampa – alla città di Mondovì.
Tuttavia, alcune dinamiche emerse negli ultimi tempi destano seria preoccupazione. Da più parti, a partire dalle dichiarazioni ufficiali e dagli articoli di stampa, si rilevano forzature narrative e rivendicazioni territoriali e politiche che non dovrebbero mai interferire con la funzione delle fondazioni bancarie: quella di perseguire il bene comune in maniera indipendente e plurale.
Si pensi alla pubblica soddisfazione espressa dal Patto Civico con evidente eccesso autocelebrativo o all’esternazione di Mario Sacco, presidente di Confcooperative Piemonte Sud, che lamenta l’esclusione da un accordo tra Confindustria e Camera di Commercio in merito alle nomine in Fondazione Crc affermando che “spiace molto per il comportamento di Confindustria. Si sono dimenticati che noi siamo stati i primi a sottoscrivere la candidatura di Mauro Gola alla Presidenza della Fondazione Crc”.
Questi episodi – tra rivendicazioni localistiche e manovre di palazzo – segnalano il rischio che si sia ormai snaturato il tanto citato “Modello Cuneo”, da sempre apprezzato per la sua capacità di includere sensibilità diverse, competenze, culture politiche e sociali differenti. Oggi, quel modello vive un’involuzione verso uno schema autoreferenziale, dove conta più l’appartenenza che il merito e più l’equilibrio di potere che l’equilibrio territoriale.
Il Partito Democratico invita tutti gli attori istituzionali, economici e sociali della Granda a riflettere su questa deriva. Le fondazioni bancarie non sono proprietà di pochi, ma strumenti strategici al servizio del territorio, delle sue comunità e delle sfide comuni”.