Si è concluso con la condanna a un anno e quattro mesi di reclusione il processo a carico di L. B., accusato di lesioni e resistenza a pubblico ufficiale. I militari erano stati inviati dalla centrale a Bernezzo la sera del 25 aprile 2023 in seguito alla chiamata di alcuni vicini di casa della donna che si era rifugiata in camera da letto con i figli dopo essere stata picchiata dal compagno, tornato a casa in evidente stato di alterazione e urlando che li avrebbe “scannati tutti come capretti”. L’uomo era noto alle forze dell’ordine, tanto che venne inviata una seconda pattuglia in supporto ai due Carabinieri che intanto avevano suonato al campanello della casa ed erano entrati. “Era agitato – aveva riferito in aula il militare che più tardi venne aggredito -, la casa era a soqquadro. Dal piano di sopra sentivamo il pianto di una donna ed entrammo. Sparse in casa c’erano parecchie bottiglie di birra vuote, la porta della camera da letto era sfondata e sul letto c’era una donna con due bambini molto spaventati”. Il militare chiese all’uomo di seguirlo fuori ma una volta davanti a casa, quando si accorse dei vicini L. B. diede in escandescenze e avvicinandosi a una donna le diede un forte schiaffo in faccia accusandola di essere stata lei a chiamare i Carabinieri. “Lo allontanai ma era molto più grosso di me, mi ha preso per le spalle e sbattuto contro il muro più volte”, ha aggiunto il Carabiniere che più tardi venne curato in ospedale insieme alla vicina schiaffeggiata. In aula, su richiesta della difesa erano stati ascoltati anche i medici che avevano in cura l’uomo, da tempo in cura al Serd per abuso di alcol e stupefacenti. Per il consulente della difesa l’abuso di sostanze stupefacenti aveva compromesso la capacità di intendere e volere, non così invece per il perito che aveva negato patologie o alterazioni comportamentali. Sulla base di quanto emerso dall’istruttoria e considerando i precedenti specifici (reiterati in meno di cinque anni) a carico dell’imputato che venne anche allontanato per alcuni mesi dai figli, l’accusa aveva chiesto la condanna a due anni e nove mesi di reclusione, mentre per la difesa si era trattato di un episodio isolato di cui l’imputato aveva compreso la gravità senza cercare giustificazioni. Pur contenendo la pena rispetto alle richieste dell’accusa, il giudice ha però riconosciuto la responsabilità dell’uomo condannandolo a un anno e quattro mesi di reclusione.