Il 25 aprile come data fondante dell’Italia nata dalla Resistenza. È la nota comune ai discorsi tenuti dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione della Festa della Liberazione. Raccogliere. La raccolta dei testi dei dieci interventi consente di rinnovare la memoria anche su altri temi portanti di questa ricorrenza.
Il discorso ufficiale in queste occasioni ha per natura carattere sintetico. Mattarella usa questa sinteticità per cogliere l’essenzialità del momento evitando frasi di rito, talora ricordando fatti, ma soprattutto richiamando al senso del fare memoria come dovere morale e civile.
“Non basta una cronologia per descrivere le radici di un Paese” dice nel 2015 a Milano. Per questo laddove spesso ritorna su un percorso storico che riallaccia la Resistenza al Risorgimento, lo fa richiamando sempre i valori comuni di questo lungo arco temporale, perché in ambedue i momenti ravvisa e sottolinea una “rivolta morale”, si fa appello a un “riscatto morale prima ancora che politico”.
Dieci discorsi il cui punto focale appare con tutta evidenza la democrazia. Dalla Resistenza, dice il Presidente, viene questa “opportunità di essere protagonisti”. Da lì scaturisce la Carta costituzionale garante dei diritti dei cittadini. Sono argomenti che ritornano spesso nei primi interventi assieme al ricordo delle scelte dei giovani di allora. Resistere è così “ridare significato alla condizione di cittadinanza” e insieme “restituire sostanza allo Stato, che si era dissolto nell’estate del ’43, come espressione dei diritti dei singoli” al punto che a Cuneo il Presidente ebbe a definire gli uomini della Resistenza “visionari” della “nuova Italia dei diritti e della solidarietà”.
Su questa base Mattarella invita a riflettere sul patriottismo, valore oggi in disuso, ma, precisa ancora, da intendere come “stimolo costante per superare i nostri limiti interni”. Un senso di patria correttamente vissuto non si declina in termini di esclusione bensì di apertura, di dialogo, di inclusione. Emerge in simile contesto uno sguardo alle migrazioni e soprattutto all’Europa: “Sarebbe un errore contrapporre l’interesse nazionale al necessario rilancio del progetto comune europeo” affermazione del 2015 oggi più che mai attuale,
Una riflessione che ha espresso la sua forza nei due anni della pandemia quando il ricordo della Liberazione si declina nei termini del prendere in mano il proprio destino così sprigionando “energie positive”. Parola che suonano come appello di nuovo all’unità in un momento in cui la coesione sociale sembrava oscurata da eventi ed esigenze troppo impellenti. Allora Mattarella con lungimiranza rilegge la Resistenza e i successivi passi politici e sociali come esempio del “sentirsi responsabili verso la propria comunità, ogni volta che eventi dolorosi hanno messo alla prova la capacità e la volontà di ripresa dei nostri territori”.
Se è dunque vero che “è sempre Resistenza”, Mattarella ammonisce che è tanto più urgente chiedersi “dopo tanti anni, cosa sia rimasto di questa consapevolezza”.
La nostra libertà
di Sergio Mattarella
Editrice Interlinea
euro 12