Sbaglia chi pensa che la Resistenza sia argomento ristretto a saggi, diari o narrativa. L’antologia curata da Giovanni Tesio vuole invece essere piccola testimonianza dell’attenzione che molti poeti hanno prestato agli avvenimenti vivendoli in prima persona e spesso restituendoli come cruciali per la storia del nostro paese e del vivere civile.
Quello della poesia è uno sguardo diverso che filtra gli eventi attraverso la sensibilità dei singoli autori talora con linguaggio che oggi pare sfiorare la retorica, altre volte capace di fissare immagini crude come esplosioni di sentimenti.
La descrizione lascia lo spazio alla riflessione intima. Non si può infatti negare che il respiro della poesia necessita di orizzonti più ampi della cronaca degli avvenimenti, della battaglia ideologica.
Aspira a uno sguardo che vada a cogliere e restituire le vibrazioni degli animi prima ancora del seppur fondamentale agire. Per questo, avvisa il curatore, l’occasione della redazione di un testo non sempre è esplicitata e comunque passa attraverso “la via dell’allusività”.
Così Montale riporta il ricordo della visita di Hitler, “messo infernale”, a Roma nel 1938 parlando di “piagata primavera”, evocando la “lugubre attesa delle orde” opponendogli però la luce cui anela il fiore, il “respiro di un’alba che domani per tutti si affaccia”.
È la prima delle poesie, posta quasi in esergo all’antologia, capace comunque di segnare la struttura di tutti gli altri componimenti: il dolore, la morte, il pianto, la rovina contro cui fanno fronte comune le aspirazioni, le scelte di campo. Sono parole di civile speranza colte da Ungaretti per i morti della Resistenza caduti perché tutti avessero occhi aperti alla luce per sempre.
“Giorni di ingenua fede, giorni di sogno e redenzione” che David Maria Turoldo ricorda ancora dopo un decennio, seppur con una malcelata amarezza: “di nuovo lasciati soli dalle città ritornate a festa”. Non dissimile seppur con sfumature diverse, è la voce di Erri De Luca quando alza lo sguardo dalle bombe di Napoli per condividere la devastazione di Roma, accomunate dallo sfacelo.
Qui sta l’eredità di queste poesie che non sono semplicemente elegie dal sapore vagamente retorico. Sollecitata dagli eventi, la poesia rilegge gli eventi consegnandoli al lettore come testimonianza di un sentire intimo eppure condiviso, perché “beato chi accetta il contagio della speranza! Il mondo ritrova le ali perdute. Che poi sappia volare non è detto”.
25 poesie per il 25 Aprile
a cura di Giovanni Tesio
Editrice Interlinea
euro 12