Il mondo del commercio lancia segnali di forte difficoltà: nei dati diffusi oggi (lunedì 14 aprile) da Confcommercio Piemonte emerge che nella nostra regione sono “spariti” più di mille negozi all’anno negli ultimi dodici anni, più di 13.000 imprese del commercio al dettaglio (negozi e ambulanti) dal 2012 al 2024, oltre a quasi 600 ristoranti e bar in meno. La diminuzione, soprattutto dei bar, è ancora più forte negli otto capoluoghi di provincia, che in totale fanno segnare -3.200 negozi e quasi mille bar in meno (di cui due terzi nei centri storici); al contrario, in quelle otto città hanno segno positivo i ristoranti (723 in più) e i servizi di alloggio (più 122).
Tra i settori merceologici, nei centri storici dei capoluoghi piemontesi si riducono le attività tradizionali e, non senza sorpresa, i negozi di computer e telefonia (che però aumentano al di fuori dei centri storici): carburanti -47,83%; libri, edicole, giocattoli, articoli sportivi -43,49%; ferramenta, mobili, tessile, tappeti, forniture elettriche -33,33%; abbigliamento, calzature, gioiellerie, ottica, articoli profumeria, fiori e piante, piccoli animali domestici, mobili per ufficio -29,47%; bar -26,32%, prodotti alimentari e bevande (frutta, verdura, carni, pesce, pane, ecc.) -21,80%; esercizi non specializzati alimentari e non (supermercati, discount, grandi magazzini) -10,48%; tabacchi -2,90%; computer e telefonia -1,02%.
In aumento, poi, i ristoranti (più 25,55%) e le farmacie +0,81%, ma soprattutto le attività di alloggio (+9,39%), al cui interno si registra una diminuzione degli alberghi (-4,55% nei centri storici, +8,27% al di fuori dei centri storici) e un incremento del +45,07% delle altre forme di alloggio (case vacanze, affittacamere, bed and breakfast, residence).
Secondo Giuliano Viglione, presidente di Confcommercio Piemonte, “è in atto un gravissimo fenomeno di desertificazione commerciale che interessa l’intero territorio piemontese, a partire dai piccoli centri fino ai maggiori poli commerciali urbani, per i quali si sta prefigurando una situazione di depauperamento economico e sociale che, aggravato dalla riduzione del numero di sportelli bancari, rischia di trasformarsi in un vero e proprio declino delle città, minacciando vivibilità, sicurezza e coesione sociale”.