Minacce, violenza privata e danneggiamento, erano queste le accuse mosse contro A.S. un fossanese che tra il marzo e l’ottobre del 2021 era stato denunciato per una serie di episodi perpetrati ai danni di suoi concittadini. Il 26 marzo l’uomo era stato visto rigare due vetture parcheggiate su via Trento, il proprietario di una delle due macchine aveva notato il graffio uscendo da casa di un collega di lavoro, “trovai un biglietto sul parabrezza con su scritto ‘so chi ti ha graffiato l’auto’ e un numero di telefono. La persona con cui parlai mi disse di aver avuto già problemi con quell’uomo. Lì per lì non volevo neanche fare denuncia, il danno era lieve, ma venni chiamato dai Carabinieri perchè quella persona nel frattempo si era rivolta a loro e aveva fatto il mio nome”. Ad ottobre sempre lui era stato denunciato per violenza privata nei confronti di una donna di origini marocchine avvicinata in viale Regina Elena per avere qualche soldo, “gli dissi che non avevo monete ma lui insisteva, e lo stesso ha fatto con un mio connazionale che era intervenuto in mia difesa, lo ha affrontato finché non sono arrivati i Carabinieri”. Il terzo episodio fu quello delle minacce ad un 69enne che chiacchierava con un amico seduto su una panchina di via delle Alpi, “ci chiese una sigaretta e noi gli dicemmo che non l’avevamo, a quel punto estrasse una lama e ci minacciò dicendo che avevamo guardato la sua ragazza. Intervenne un ragazzo che poi venni a sapere essere un militare, mentre noi eravamo entrati in un bar per chiamare i carabinieri, “so che poi è entrato in comunità e mi ha scritto una lettera di scuse; io l’ho perdonato perchè credo nella giustizia ripartiva”. Intanto il processo è andato avanti e a seguito della perizia che stabiliva una infermità mentale dell’imputato al momento degli episodi contestati, il pubblico ministero ne ha chiesto il proscioglimento per vizio totale di mente e l’applicazione della misura di sicurezza con libertà vigilata in comunità vista la sua pericolosità se abbandonato a se stesso. Il difensore invece, pur non contestando la risultanza della perizia, ha affrontato nel merito le varie contestazioni per dimostrare la non colpevolezza del proprio assistito, a partire dagli episodi di danneggiamento per i quali ha chiesto il non doversi procedere per mancanza o tardività della querela. Così come non sussisteva il reato di violenza privata ai danni della donna fermata per strada la quale, nonostante l’insistenza dell’uomo, aveva sempre avuto la possibilità di allontanarsi essendo la strada un luogo aperto dove non era possibile nessuna coartazione. Per l’episodio di minacce l’avvocato ha infine chiesto l’assoluzione poiché non si trattava di un vero e proprio coltello ma di un bracciale morbido con una lama di due centimetri. Per quell’episodio inoltre il suo assistito si era scusato ed era stato perdonato. Conclusioni assolutorie accolte in gran parte dal giudice che ha assolto A.S. per i danneggiamenti e la violenza privata e considerando la tenuta del fatto lo ha condannato per il porto abusivo dell’arma al pagamento di una contravvenzione di 800 euro.
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