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Martedì 11 febbraio 2025

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Il 16 febbraio festa di Giuseppe Allamano, santo dal 20 ottobre scorso

I missionari della Consolata lo ricordano nella loro casa di Fossano

Fossano

La Guida - Il 16 febbraio festa di Giuseppe Allamano, santo dal 20 ottobre scorso
san Giuseppe Allamano

 

 

Domenica 16 febbraio sarà la festa di San Giuseppe Allamano: i Missionari della Consolata di Fossano la celebreranno con la Santa Messa delle ore 18. 

La festa sarà preceduta da due celebrazioni:  alle 17.30 di venerdì 14 e alle ore 9 di sabato 15.  Tutte le celebrazioni si svolgeranno nella Cappella dei Missionari in via A.Paglieri 4/a. 

Ma chi era Giuseppe Allamano, sacerdote della diocesi di Torino, il 20 ottobre 2024 è sato proclamato Santo da papa Francesco?
Era nato a Castelnuovo Don Bosco il 21 gennaio 1851.  Ha sentito la vocazione, è diventato sacerdote e il suo primo incarico è stato prima   come assistente e poi come direttore spirituale nel seminario.
Nel 1880 è stato nominato direttore del Santuario della Consolata di Torino, da allora fino alla morte la sua attività si è svolta sempre all’ombra del Santuario Mariano dell’ Arcidiocesi. Riuscì a riportare in ottimo stato il Santuario che era un po’ decadente e ne fece un centro spirituale di profonda devozione mariana per Torino, per il Piemonte e per tanta gente.  Nel 1901, ispirato dallo Spirito Santo e dopo una malattia mortale da cui ritenne di essere stato guarito dalla Consolata, fondò i Missionari della Consolata e dopo poco i primi missionari partirono per il Kenia.
Il 29 gennaio del 1910, consigliato anche dal santo papa Pio X , diede vita all’Istituto delle Missionarie della Consolata. Le suore furono di grandissimo aiuto nelle Missioni e oggi due di loro sono Beate: suor Irene Stefani e suor Lionella Sgorbati. Suor Irene Stefani morì della stessa malattia degli appestati che aiutava, dopo la morte nel suo diario venne trovata questa frase: “Tutta per Gesù, tutta per gli altri, niente per me stessa”.
Suor Lionella Sgorbati, che si adoperava per la promozione delle donne in Somalia, morì uccisa dagli integralisti islamici; morendo disse: “Perdono, perdono, perdono!”.
Ora vediamo alcune caratteristiche della spiritualità del Santo Allamano attraverso i suoi scritti. Per lui era di importanza fondamentale il “fuoco della missione” e diceva:  “Ci vuole fuoco per essere apostoli! Essendo né caldi né freddi, cioè tiepidi, non si riuscirà mai a niente, non sarà mai missionario chi non arde di fuoco divino”.  “Sentire un vivo desiderio, spasimare che il Signore sia glorificato, che sia da tutti conosciuto e amato”. “Lo zelo è frutto dell’amore, ma di un amore intenso: chi ha zelo ha amore e chi ha amore ha zelo, se non c’è zelo non c’è amore”.
Aveva anche una grandissima stima per la vocazione sacerdotale e missionaria e diceva: ”La vocazione missionaria è di quanti amano molto il Signore, disposti a qualunque sacrificio per farlo conoscere e amare”.
Il Santo Allamano aveva un grandissimo amore per l’Eucarestia, sia nel raccoglimento e nell’attenzione a celebrare la messa, sia nel rimanere di fronte a Gesù Eucaristico in adorazione. Raccomandava tanto ai suoi missionari di celebrare con devozione, fede e amore la Messa e di stare di fronte a Lui in adorazione.  Era solito dire: “Non si prega mai abbastanza!”
Dell’Eucarestia diceva:”La Messa è la più eccellente e potente preghiera, in essa parliamo all’Eterno Padre con Gesù; guai al mondo se non ci fosse la Santa Messa!”
“La Messa è il tempo più bello della nostra vita, la Santa Messa sostiene il mondo”.
“Vi vorrei tutti devotissimi di Gesù nell’ Eucarestia, vorrei che i vostri occhi fossero così fissi, così penetranti che vedessero Gesù là dentro…non è mica impossibile, ci vuole fede!”
“Siate come farfalle intorno a Gesù nell’Eucarestia: splendenti e ardenti”.
È noto quanto grande fosse anche il suo amore per la Madonna, la sua fiducia in lei maturata soprattutto nel Santuario della Consolata. A lei affidava ogni preoccupazione e ogni affanno dovuti soprattutto alle ingenti spese per la fondazione dell’Istituto dei Missionari e poi delle Missionarie.  Diceva, rivolto alla Consolata: “L’Istituto è tuo: pensaci tu! ”
Della Madonna diceva ancora: ”Chi non ha un po’ di sentimento e di amore alla Madonna non ha cuore, e noi Missionari il cuore dobbiamo averlo!”
“L’amore di figli è per sua natura tenero, bisogna ricorrere lungo il giorno a lei, proprio come a una Madre”. “E’ una grazia poter parlare della Madonna, la Consolata è nostra Madre tenerissima che ci ama come la pupilla degli occhi suoi. Non dobbiamo aver paura di amare troppo la Madonna”.
San Giuseppe Allamano aveva anche un grande amore per la Sacra Scrittura, per la Bibbia. Diceva: ”Bisogna che ci affezioniamo alla Sacra Scrittura: gustarla, leggerla un poco ogni giorno, farne un nutrimento vitale. Le Sacre Scritture formano lo spirito missionario e sacerdotale, soprattutto le lettere di San Paolo e le lettere apostoliche” “La parola di Dio è immacolata, rende pura la nostra mente e il nostro cuore”.
Aveva un forte spirito di raccoglimento e lo chiedeva anche ai suoi missionari e missionarie. Circa il raccoglimento diceva: “Se non c’è raccoglimento non riusciremo mai a niente. Il silenzio deve essere vero silenzio, cioè anche interno, altrimenti sarebbe una maschera e non avrebbe il raccoglimento come frutto”.
“La dissipazione della lingua dissipa anche lo spirito, distrae dall’orazione, fa perdere il gusto delle cose celesti”
Alcune sue frasi abituali erano: ”Il bene va fatto bene!” mutuata dallo zio materno San Giuseppe Cafasso di cui lui aveva curato la causa di beatificazione e santificazione.
Era solito dire: ”Prima santi, poi missionari!” nel senso che era il cammino di santità che dava veramente forza alla missione e al missionario.
Concludeva le lettere che sovente mandava ai missionari con la frase: ”Avanti e coraggio!”

 

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