Aveva messo in vendita su Internet il suo computer portatile al prezzo di 850 euro e dopo appena un’ora venne contattato da un signore che si diceva impiegato delle Poste e che era interessato al computer per sua moglie che faceva la farmacista. Il 28 maggio 2021, seguendo le istruzioni del suo interlocutore, l’uomo si recò a un Postamat per ricevere i soldi sulla propria carta: “Mi disse di digitare alcuni numeri, che ci sarebbero volute cinque operazioni da 170 euro l’una per ottenere la somma totale, ma dopo la seconda operazione mi sono reso conto che invece che ricevere i soldi li stavo versando, capii che era una truffa e mi fermai. Davanti al Postamat c’era la stazione dei Carabinieri e andai a denunciare sporgere denuncia”. A differenza però di quanto avviene di solito, quando sono le vittime a cercare inutilmente di contattare i truffatori per provare riavere indietro i propri soldi, in questo caso fu l’interlocutore (R. C., rinviato a giudizio con l’accusa di truffa, a richiamare la propria vittima sul cellulare): “Continuava a chiedermi perché mi ero fermato dopo due operazioni, mi invitava a completare le altre tre e quando gli dissi che avevo capito che quella era una truffa, mi disse tranquillamente che quei soldi li avrei persi”. Ascoltata la parte offesa che non si è costituita in giudizio, all’udienza del 10 giugno verranno ascoltati i Carabinieri che hanno svolto le indagini.