A 80 anni di distanza, San Benigno ricorda l’eccidio della Candelora, la strage nazifascista costata la vita a 13 giovani nel giorno che la Chiesa dedica alla purificazione di Maria Vergine con la benedizione delle candele. Una pagina di storia che ha segnato profondamente il Cuneese, colpendo la frazione e tutta la comunità religiosa, in un luogo in cui si credeva al sicuro, cioè la chiesa.
Com’è tradizione, il Comune di Cuneo ha organizzato una cerimonia commemorativa che vedrà la partecipazione degli abitanti, delle associazioni locali dei partigiani e dei ragazzi delle scuole. Alle 10,30 sarà celebrata la Messa in suffragio di tutte le vittime, celebrata da don Bruno Mondino e don Alessio Donna, nella chiesa parrocchiale di San Benigno. Al termine la sosta alla lapide che ricorda l’eccidio e la deposizione di un omaggio floreale al monumento dei Caduti. Alla cerimonia sarà presente anche il Gonfalone civico.
Era il 2 febbraio 1945 quando un gruppo di fascisti, per vendicare la morte di un commilitone ucciso la notte precedente, anche se molto probabilmente da fuoco amico, dai partigiani a Tarantasca, raggiunse la frazione cuneese. In chiesa c’erano uomini, donne e bambini. Fecero uscire tutti i giovani tra i 20 e i 28 anni. Ne misero 14 al muro e ne uccisero 13. Uno, Bartolomeo Garro, si salvò: creduto morto dalle camicie nere, rimase gravemente ferito ma vivo. Tra i superstiti, Luigi Giorgis, prezioso testimone della strage scomparso, a 94 anni, a inizio 2021. A lui è dedicato il film “2 Febbraio 1945”, realizzato da un gruppo di giovani cuneesi per fare memoria e diffondere un pezzo di storia cuneese anche tra le nuove generazioni.