Quando la madre aprì la porta di casa a cui stava bussando con forza la figlia, rimase scioccata dalla maschera di sangue che si ritrovò davanti: “Pensavo avrebbe perso l’occhio per come era ridotta la palpebra. Suo padre era uscito fuori casa e lei disse subito di rientrare e chiudere la porta, che lui voleva ammazzarla e mi disse di chiamare subito i Carabinieri”. Fuori c’era D. M., l’allora convivente della donna che lo ha denunciato; era nel giardino del bed and breakfast che la donna gestiva, a cinquanta metri dalla casa dei genitori e dove da circa un anno e mezzo era venuto a stare anche l’attuale imputato nel processo per lesioni, maltrattamenti in famiglia e resistenza a pubblico ufficiale.
Non era la prima volta che i Carabinieri intervenivano in quella casa. Era già avvenuto nell’estate 2022, quando a seguito di una discussione lei presentava dei graffi sul collo, e nel maggio 2023, quando i militari se ne andarono dopo essersi accertati che la donna avrebbe lasciato la casa per trascorrere la notte dai genitori. Al febbraio 2023 risale invece la foto che la madre della donna quarantenne aveva sul cellulare e che ritraeva la figlia con i segni di un morso sul naso, una ferita che le lasciò una cicatrice ancora visibile ai militari che intervennero il 31 gennaio 2024 per arrestare D. M., in evidente stato di alterazione da sostanze stupefacenti, e per condurre lei al pronto soccorso.
In aula la donna, che non si è costituita parte civile in giudizio, ha saputo raccontare poco a causa di un black out provocato dallo shock dell’aggressione subita; sono stati i genitori a ricostruire quella giornata iniziata con una telefonata della figlia alla madre, preoccupata per la situazione agitata in casa. “Mi disse che lui aveva sbroccato – ha riferito in aula la madre -, le dissi di venire a dormire da noi, ma lei non volle. In quel periodo non avevamo molta confidenza, lei sapeva che non mi piaceva quella relazione, non capivamo cosa ci facesse lui in quella casa”.
Nel pomeriggio era stata una dipendente dell’Eni a chiamare i Carabinieri allertata dalle urla che provenivano dalla casa ma anche in questo frangente la donna non denunciò e non si allontanò dall’abitazione. Alla sera dopo cena l’aggressione che la indusse a fuggire dai genitori. In aula i Carabinieri chiamati a testimoniare sulle indagini svolte, avevano riferito di una donna agitata e sotto shock ma non alterata da sostanze stupefacenti (la donna era in cura al Sert), mentre l’imputato era visibilmente alterato e resistette all’arresto.
Diversa la versione dei fatti fornita dall’imputato che ha parlato di un rapporto burrascoso ma in cui entrambi si erano aiutati per un certo tempo a uscire dal giro della droga; poi lei avrebbe ricominciato e da qui sarebbero nate le liti. “Quella sera lei era chiusa in bagno a bucarsi e le dissi che le avrei portato i Nas per fare chiudere il bed and breakfast se non smetteva, lei mi diede un pugno in un occhio e uno alla gola, poi mi aggredì di spalle con un coltello, la spinsi violentemente via e lei urtò contro una credenza ferendosi. Non è vero che mi ha aggredito per difendersi, è stato il contrario”.
Anche per l’episodio del morso sul naso l’uomo ha parlato di una lite nata da una discussione per la droga provocata da lei che lo avrebbe colpito con un paralume e poi morso al dito. “Le dicevo di smetterla e poi le ho dato un morso sul naso. Non l’ho mai minacciata di morte, solo di farle chiudere l’attività se non smetteva di drogarsi”.
L’udienza è stata rinviata a febbraio per la discussione.