A distanza di un anno, dopo un cambio di giudice, è ripreso a Cuneo il processo per diffamazione e turbata libertà d’industria a carico di Alberto Bertone e Luca Cheri, rispettivamente amministratore delegato e direttore commerciale dell’Acqua Sant’Anna, ai danni della società Fonti Alta Valle Po, proprietaria dell’Acqua Eva. Secondo l’accusa furono loro due nell’estate del 2018 a dare mandato a Davide Moscato – il terzo imputato che dopo lo svolgimento della messa alla prova è uscito dal processo con sentenza di non luogo a procedere – di aprire un blog (mercatoalimentare.net) e scrivere un articolo intitolato “Inchiesta: Acqua Eva è un brand di proprietà Lidl?”, adombrando il dubbio di un conflitto d’interessi e un danno per i centri della grande distribuzione organizzata che commercializzando Acqua Eva favorivano di fatto un diretto concorrente. Nelle loro deposizioni i due imputati avevano dichiarato di aver solo voluto creare imbarazzo ai proprietari di Acqua Eva in merito a una voce che sarebbe circolata da anni in “radio gazzosa” – il gossip dell’ambiente degli imbottigliatori d’acqua – obbligandoli a fornire spiegazioni riguardo alla presenza nella loro società del titolare della Fruit Service che in Italia gestiva tutti i contratti di fornitura per conto della Lidl. Una circostanza, quella della mediazione della Fruit Service, confermata dai testimoni della difesa ascoltati nell’ultima udienza, che hanno dichiarato di essersi sempre rapportati con la Fruit Service di Norbert Gasser per le forniture alla Lidl, ma di non essere a conoscenza del gossip su Acqua Eva e Lidl. Un link di quell’articolo venne inviato anche al responsabile acquisti di Coop Italia che chiese spiegazioni ai dirigenti di Fonti Alta Valle Po. Secondo l’accusa, nonostante le spiegazioni fornite da questi ultimi, la società si vide annullati importanti contratti per la fornitura, circa 10 milioni di bottiglie, e l’interruzione di una trattativa, a cui la società Fonti Alta Valle Po teneva molto, con la Red Circle di Franco Rosso per l’internazionalizzazione del marchio Acqua Eva. Un danno complessivo per circa 13 milioni di euro, quantificato dai due cugini Rivoira, costituiti parte civile al processo. Accuse e cifre contestate da Bertone e Cheri che nelle loro deposizioni hanno sostenuto che nella gdo interessa solo il profitto e che anche un marchio della concorrenza può essere commercializzato nella misura in cui faccia guadagnare e che era normale nel periodo invernale rivedere i contratti di forniture dato che in quel periodo si vende meno acqua. Il processo è stato rinviato al 13 giugno con gli ultimi testimoni prima della discussione.