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Giovedì 19 dicembre 2024

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Uomo a processo per maltrattamenti alla moglie, la famiglia lo difende

La donna lo aveva denunciato dopo l'ennesima lite e un tentativo di strangolamento davanti alla nipote

Verzuolo

La Guida - Uomo a processo per maltrattamenti alla moglie, la famiglia lo difende
Un matrimonio combinato e senza amore, un continuo controllo da parte del marito su tutto quello che lei faceva, chi vedeva, con chi parlava al telefono; dover consegnare a lui tutti i soldi guadagnati con i tanti piccoli lavori che faceva; la paura di contraddirlo e farlo arrabbiare e poi le botte, raccontate fra lacrime, reticenze e pudore alla sua collega e amica: c’è tutto questo nel racconto della giovane donna, sposa giovanissima in Albania e arrivata in Italia nel 2020, che dopo due anni di un difficilissimo rapporto matrimoniale decise di denunciare il marito dopo l’ennesima lite in cui venne picchiata e quasi strangolata, a Verzuolo. Quella sera la donna inviò la propria foto con i segni sul collo all’amica che chiamò i Carabinieri; da quel giorno scattò il codice rosso di soccorso alla donna che nel giro di due anni ottenne il divorzio e iniziò una nuova vita, in una casa sua e con il suo lavoro. In tribunale a Cuneo è in corso il processo all’ex marito S. P., accusato di maltrattamenti in famiglia, un processo davanti al collegio dei giudici perché il reato è aggravato dall’aver picchiato la moglie in presenza di una nipote minorenne. In aula i testimoni dell’accusa hanno riferito di una giovane donna spaventata, senza libertà di movimento, intimorita dal marito che aveva potere di decisione su tutto, scoperta più volte a piangere di nascosto, spaventata all’idea di denunciarlo. “Ricordo di aver visto un livido una volta e in un’altra occasione aveva male alla mano, mi disse soltanto che era stato il marito, non aggiunse altro”, ha riferito l’amica e collega, aggiungendo del terrore dopo la denuncia che la famiglia di lui la facesse fuori, che più volte aveva ricevuto telefonate da parte delle due famiglie a ritirare la denuncia contro il marito. “S. P. chiamò anche mio fratello per dirgli che non dovevo venire in tribunale a testimoniare – ha raccontato ancora la donna -, gli disse che non mi dovevo presentare perché io non c’entravo niente con loro. Ma io non ho paura della verità”. Dopo i testimoni dell’accusa nel corso dell’ultima udienza c’è stata anche la deposizione della nipote dell’imputato, figlia della sorella, presente la sera in cui l’uomo mise le mani al collo della moglie. Secondo la testimone, che all’epoca aveva dodici anni e che è stata ascoltata con l’ausilio di una psicologa, tra moglie e marito quel giorno di luglio 2022 ci fu una lite perché lui voleva a tutti i costi vedere qualcosa sul cellulare della moglie e lei non voleva. Secondo la testimone la lite si sarebbe conclusa con il lancio del cellulare: “Lei perse il controllo, si metteva la mani nei capelli e se li strappava”. Dopo la discussione S. P. sarebbe uscito lasciando in casa la moglie e la nipote: “Mia zia andava spesso in bagno quella sera così l’ho seguita e l’ho spiata mentre in bagno si stringeva le mani al collo”. Secondo la nipote insomma i due zii ebbero una leggera discussione in seguito alla quale lui sarebbe uscito e la donna si sarebbe procurata da sola i segni sul collo: “Forse si sentiva in colpa per non aver consegnato il cellulare al marito”. Di relazione felice e consensuale ha parlato la sorella dell’imputato, che quel giorno quando il fratello riaccompagnò la nipote a casa non notò nulla di strano nell’atteggiamento della figlia e del fratello, negando anche qualsiasi tipo di pressione da parte della sua famiglia affinché la cognata ritirasse la querela. Il processo è stato rinviato al 9 aprile per gli ultimi testimoni della difesa.

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