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Giovedì 5 dicembre 2024

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Opera-racconto quando Intrecciare è l’arte del comporre

Silvia Beccaria è un’artista visiva che vive e lavora a Torino con molte frequentazioni cuneesi

Torino

La Guida - Opera-racconto quando Intrecciare è l’arte del comporre

Silvia Beccaria è un’artista visiva che vive e lavora a Torino e che utilizza l’intreccio come medium espressivo. Ha una lunga frequentazione di mostre e amicizie con il cuneese. Dopo una Laurea in Filosofia e un Master in Arte Terapia presso l’Università di Torino, ha iniziato un percorso di studi sotto la guida dell’artista olandese Martha Nieuwenhuijs.  Per anni ha lavorato a progetti didattici che utilizzavano l’arte come strumento di riabilitazione/educazione  all’interno di strutture per disabili, detenuti e minori a rischio. Successivamente ha collaborato con il Dipartimento Educazione del Museo di Arte Contemporanea Castello di Rivoli.  Il progetto artistico di Silvia Beccaria prende vita dal concetto d’intreccio, nel suo significato più profondo: è legato al binomio scrittura-  racconto. Intrecciare è infatti l’arte del comporre una trama così come si fa con la penna su un foglio di carta.  Le trame sono i suoi pennelli colorati, “dipinge” con materiali che trasforma in filamenti intrecciabili. In particolare si concentra su gomma, plastica, carta, e tutti quei materiali che le permettono di esprimere il concetto dell’opera. L’incanto della natura, il visibile e l’invisibile, i luoghi della memoria, la bellezza del linguaggio e della poesia diventano parte integrante dei suoi racconti creati filo dopo filo dando vita ad installazioni che germogliano dalla tela. Silvia realizza installazioni e sculture. Il suo lavoro è presente in collezioni private e pubbliche (IGAV Istituto Garuzzo per le arti visive, collezione civica di Fiber art Trame d’autore-città di Chieri, Collezione civica arte contemporanea-città di Moncalieri). Ha partecipato a varie mostre in Italia e all’estero, tra le varie ricordiamo: Triennale Design Museum (Milano); Palazzo Carignano (Torino); Casina delle Civette-Musei di Villa Torlonia (Roma); Spazio Ratti-Ex Chiesa di San Francesco (Como); Center for the Arts-Casa Colombo (Jersey City,NJ, USA); Museo delle Mura Aureliane (Roma); Palazzo Collicola-Arti Visive (Spoleto, Pg); Palazzo Barolo (Torino); Centro Culturale Vila Flor (Guimaraes, Portogallo); Misp-Museo arte XX e XXI secolo (San Pietroburgo, Russia)

“Per Silvia Beccaria – scrive Enrico Perotto – , innanzitutto, si può dire che valga l’assunto generale “di considerare le nostre azioni come” parte essenziale “di una rete magica di dipendenze, in cui ogni storia si trova all’interno di una rete di storie, rivelando ordine dove non ne prevedevamo e casualità dove meno ce l’aspettavamo”4. Nella sua qualità di accorta lettrice, viaggia nel tempo e percorre i territori della scrittura più diversi, praticando una sorta di nomadismo letterario e appropriandosi delle pagine scritte per mezzo di abili operazioni manuali. E attraverso il ricamo e l’intreccio, o anche con il ritaglio e l’accostamento di intere frasi vergate a mano, Silvia riscrive, trascrive o riordina liberamente scritti di altri a lei cari, per opporre all’oscurità del mondo prosaico la luce e il vigore delle parole di celebri poetesse e poeti moderni e contemporanei. Nella prima delle due sale del primo piano di Palazzo Samone, da lei scelte per la presentazione delle proprie opere, ecco il Progetto Ed è subito sera del 2019/2020, realizzato tessendo 11 testi di autori di varie nazionalità esposti in riquadri retroilluminati, i cui contenuti rinviano a pensieri sofferti e dolenti sulla vita, ma che le armonie dei versi possono aiutarci a superare, rigenerandoci interiormente. Oltre alla pagina fatta di carta, cotone e lino, collocata nello spazio all’ingresso del piano nobile, con le sue ritessiture verbali che recano l’impronta degli scoramenti personali prova- ti durante il periodo del lockdown, nella seconda sala a sua disposizione, ecco, da un lato, l’installazione intitolata Rifugio del 2021, nella quale l’artista ha operato con una precisa attività di ricomposizione delle tracce grafiche (e mnestiche insieme) di bambini in età scolare, che valgono come trame di ricordi d’infanzia che ci facilitano la riconciliazione con il nostro travagliato presente; ed ecco, dall’altro, l’opera Tenerezza del 2021, composta di nove quadri che inscenano orditi di memorie ricostruite del passato infantile dell’artista e che esprimono i nostri comuni sentimenti di nostalgia per le passate e più gioiose stagioni della vita, e che si sbaglia a non farne più oggetto di reminiscenza, perché, come ha detto Louise Bourgeois, che l’artista torinese ama richiamare, “non c’è distruzione, dove c’è ricostruzione”.”
“Trame complesse, – scrive Olga Gambari – come complesso è il lavoro di Silvia: chissà quante parole possono mettersi in fila lungo 53 km? Quanti pensieri, sensazioni, emozioni? L’invito a partecipare al progetto è stato per ogni artista l’inizio di una riflessione personale molto intima, che si è concretizzata nell’opera ma anche in piccoli testi e citazioni con cui ognuno ha accompagnato il proprio lavoro. Sono disvelamenti di grande emozione, in cui si sono realmente create delle simboliche fototessere sull’identità dell’autore. Degli autoritratti poetici che sono meta-visioni perché sviluppano una percezione istintiva e sensoriale con lo spettatore. Probabilmente per la natura al tempo stesso in/conscia della loro origine, del loro originarsi nel fare dei singoli artisti: confrontarsi con il proprio sé è un cammino che implica sentieri al sole, nuotate, scalate, pozzi, boschi, notti senza luna, stanze aperte e altre di cui andare a cercare le chiavi mentre magari se ne è invece già all’interno. Questo misurarsi con la propria identità lo è anche con la propria vita”.

Silvia Beccaria

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