Per lungo tempo l’appartamento accanto al loro, a Racconigi, era rimasto sfitto e così L. C. e la sua compagna avevano preso l’abitudine a lasciare libero il cane sul ballatoio e a depositare i sacchi della spazzatura davanti al cancello su cui si affacciava la porta dell’appartamento accanto. Abitudini che non cambiarono anche quando in quell’appartamento si stabilì la famiglia di H. A., 57enne di origine marocchina che da subito chiese al vicino di non lasciare libero il cane negli spazi comuni e di non lasciare a spazzatura vicino al cancello della loro casa. È questa l’origine del processo per minacce a carico di L. C. che non solo non assecondò mai quelle richieste, ma il 28 ottobre 2022 arrivò a minacciare il vicino con una pinza da muratore. Era successo che una delle figlie di H. A. era stata inseguita dal cane dei vicini ed era stata costretta a rifugiarsi a casa di altri vicini. Le sue urla di paura avevano richiamato l’attenzione dei genitori che uscirono sul ballatoio e iniziarono a discutere con la compagna dell’imputato che era lì fuori a stendere la biancheria ma non voleva richiamare il proprio cane. Intervenne anche l’imputato armato di pinza e iniziò a minacciare il vicino agitando l’attrezzo davanti alla sua faccia: “Mi diceva ti ammazzo, ti mando in ospedale, ti faccio un buco sul braccio, mando qualcuno ad ammazzarti e intanto agitava l’arnese davanti alla mia faccia”, ha riferito in aula la parte offesa costituita in giudizio. A confermare questa versione non solo la moglie della vittima, ma anche la registrazione audio fatta col cellulare dalla figlia più grande della coppia che si affacciò sulla porta di casa e registrò tutta la scenata. L’uomo a un certo punto prese il telefono della figlia e chiamò i carabinieri: “Appena sentì che i Carabinieri stavano arrivando ha nascosto la pinza – ha riferito ancora l’uomo – ma tanto avevamo registrato le sue parole”. Per il pubblico ministero Gianluigi Datta il reato era stato provato al di là di ogni ragionevole dubbio e per questo, considerati i precedenti dell’imputato e la recidiva reiterata, è stata chiesta la condanna a un anno di reclusione. Richiesta cui si è associata la parte civile che oltre alla richiesta di mille euro di risarcimento ha sottolineato la situazione di disagio della famiglia che nel frattempo ha inviato una richiesta all’Atc, e al Comune per avere un altro alloggio popolare lontano da quella situazione invivibile. Per la difesa invece si era trattata di una reazione forse un po’ esagerata al comportamento del vicino, colpevole a suo dire, di lasciare sempre aperto il cancello in fondo alle scale che portava al ballatoio, in sostanza un esercizio abusivo delle proprie ragioni da punire con una pena più contenuta. Il giudice ha condannato l’uomo a cinque mesi di reclusione e a una provvisionale risarcitoria di 500 euro per la parte offesa, oltre al pagamento di tutte le spese processuali.